X – A Sexy Horror Story: recensione

 X – A Sexy Horror Story: recensione


Nazione
USA

Anno
2022

Regia
Ti West

Sceneggiatura
Ti West

Produzione
Ti West, Jacob Jaffke, Kevin Turen, Harrison Kreiss, Little Lamb, Mad Solar Productions

Cast
Mia Goth, Jenna Ortega, Brittany Snow, Scott Mescudi, Martin Henderson,
Owen Campbell

GIUDIZIO
4/5

Nel 1979, in una vecchia casa sperduta nella campagna Texana, lo sceriffo del posto e il suo secondo, trovano ciò che rimane di una crudele mattanza umana, mentre la tv trasmette un programma in cui un fanatico religioso sta mettendo in guardia i suoi accoliti sui rischi che si corrono ad abbandonarsi ai vizi, soprattutto di natura sessuale. La sequenza successiva ci mostra quello che è accaduto un giorno prima a un gruppo di ragazzi composto dagli attori porno Maxine Minx, Jackson Hole e Bobby-Lynne Parker, dal produttore Wayne Gilroy, dal regista R.J Nichols e dalla timida e riservata assistente alla regia e fidanzata del regista Lorraine Day. Scopriamo che la troupe ha affittato una parte della fattoria di proprietà del vecchio Howard Sr. e di sua moglie Pearl per girare un film per adulti. Tra loro e i vecchi proprietari si instaura subito un clima teso, soprattutto quando il vecchio intuisce quali sono le attività, poco edificanti, che si svolgono nella sua proprietà. Ma sarà l’escalation di follia della vecchia Pearl a far precipitare le cose in modo irrimediabile…

Si può ammettere che un certo cinema horror, in particolare il genere slasher (ma non solo) è femmina. E’ tale nel senso che senza la presenza di una o più personaggi di una certa attrazione erotica, che siano le vittime predestinate del killer o mostro di turno, le Final Girl del caso, o semplicemente le comparse fugaci di una bella scena di sesso, il film non sarebbe lo stesso. Del resto Eros e Thanatos vanno a braccetto da sempre in una miriade di forme d’arte, compreso il cinema, ovviamente. Il film di Ti West ce lo dice già nel titolo, mantenendo assolutamente le promesse. X: a sexy horror story, fa sbavare noi appassionati di horror per le cruente scene splatter, tante e veramente disturbanti (godetevi una sequenza di accoltellamento, a metà pellicola, che si contende il podio come  migliore in assoluto tra Suspiria e Psycho) ma, allo stesso tempo, ci seduce con delle intriganti scene di nudo e degli argomenti pruriginosi che girano intorno al tema del porno (tanto in ascesa alla fine degli anni settanta). Questo avviene grazie alla presenza di attrici dalla conturbante bellezza, in particolare Mia Goth, che interpreta Maxine “Max” Minx, una ragazza apparentemente ingenua, ma determinata a sfondare grazie alla sua sfrontata bellezza. L’attrice è stata così brava, calandosi perfettamente nei panni (e anche fuori da questi, perché è sempre lei dietro al pesante trucco della vecchia e letale Pearl) che il regista ne ha fatto un marchio di fabbrica di un progetto di successo che ha dato vita a due sequel (o meglio un prequel, Pearl del 2019, e un sequel Maxxine del 2024) ancora più interessanti della pellicola d’esordio.  Il sesso  però non è solo una componente visiva del film, ma influisce in modo determinante sulle psicologie dei personaggi e sulle conseguenze che ne derivano. Basti pensare alla virginale Lorraine “Raine” Day (interpretata da Jenna “Mercoledì Addams” Ortega) aiuto regista e fidanzata dello stesso, che una volta dentro all’atmosfera torbida che si crea sul set, si lascia trascinare dalla cosa fino a finire davanti la macchina da presa. Ciò manda su tutte le furie il suo ragazzo che la prende sul personale, spingendolo persino ad abbandonare il progetto e  il set in modo definitivo…direi.  Ma la deflagrazione vera e propria avviene nella mente malata della vecchia Pearl, che memore dei suoi “focosi” anni giovanili in quel di Hollywood (che ricorda il personaggio di Norma Desmond in Viale del Tramonto di Billy Wilder ma qui decisamente più letale), viene travolta da incessanti  pruriti al basso ventre. Voglie, le sue, che non possono essere appagate da Howard, il suo vecchio marito impotente, e ovviamente neanche dai giovani attori porno che circolano nella sua proprietà. Questa inappagata fame di sesso e di nostalgico ritorno al passato, provocano in lei un furioso istinto omicida, Pearl inizia la mattanza, al quale presto si aggiunge il marito e il letale coccodrillo che sguazza nel lago attiguo alla proprietà.
Il film è girato da Dio: ottime inquadrature, movimenti di macchina perfetti e fotografia dai colori e dalla grana tipica del cinema anni settanta (del resto è evidentissimo l’omaggio al Non aprite quella porta di Tobe Hooper). Ti West, che già anni prima aveva dimostrato di essere un regista che aveva da dire la sua  sul genere horror, con questa pellicola, e con tutta la trilogia annessa,  entra di diritto tra i più capaci  del genere, raggiungendo, con il terzo capitolo, Maxxine, anche una componete autoriale.

©Sergio Di Girolamo