Tulpa – perdizioni mortali: recensione
- Cinema Cinema Thriller
- 20 Gennaio 2024
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Nazione
Italia
Anno
2013
Regia
Federico Zampaglione
Sceneggiatura
Federico Zampaglione, Giacomo Gensini
Produzione
Maria Grazia Cucinotta, Italian Dreams Factory (I.D.F.)
Cast
Claudia Gerini, Nuot Arquint, Michele Placido, Michela Cescon, Ivan Franek
Lisa Boeri è una donna in carriera che di giorno è un’impeccabile lavoratrice aziendale mentre la notte è un’assidua frequentatrice del club privé Tulpa, di proprietà di un inquietante guru tibetano. Tulpa è un luogo dove scatenare le proprie fantasie più spinte con perfetti sconosciuti. Ma i focosi amanti che Lisa frequenta iniziano a morire uno ad uno in modi sempre più sanguinari. La donna si ritrova così coinvolta nella catena di omicidi. Costretta ad indagare da sola, per non svelare la sua doppia vita, si troverà ad affrontare un terribile nemico che la condurrà in un vortice di morte, mistero e erotismo.
Su questo film ho letto varie opinioni, da commenti più o meno colorati a semplici battute di spirito, con lo scopo di stroncarlo. Io la penso diversamente: se si offende una pellicola come questa: cosa si dovrebbe dire dei film spazzatura che persino Dario Argento e altri pseudo autori, troppo osannati da fan dell’ultima ora, hanno realizzato negli ultimi quindici anni? Basta fare un semplice paragone: Tulpa contro Dracula 3D (per citare un film a caso del fu, purtroppo, maestro Argento). NON C’E’ PARTITA. Federico Zampaglione è un fine conoscitore del genere thriller horror, soprattutto quello di matrice italiana degli anni d’oro. Sa cosa ci deve stare dentro una pellicola di quel genere per farla funzionare e, diciamocelo, ha un innegabile talento visivo. L’ha dimostrato certamente con Shadow, film d’esordio che aveva un respiro più internazionale e, secondo me, lo conferma con questo suo secondo film. Non è ancora un regista di calibro come diversi autori contemporanei della new wave horror del nuoo millennio come Ben Wheatley e Lucky Mckee per fare i primi nomi che mi vengono in mente. Tuttavia il buon Federico ha stoffa da vendere, perlomeno molta di più di tutti i registi underground del panorama nazionale ed è, a parer mio, se riuscirà ad aver credito da parte di pubblico ecritica, sulla scia di autori celebrati come Dario Argento, Lamberto Bava e Michele Soavi. Ecco, Federico Zampaglione si potrebbe definire una delle ultime ancore di salvezza del nostro cinema di genere, anche perché Tulpa è stato venduto bene all’estero e quindi l’autore si sta facendo conoscere anche in campo internazionale, riportando in auge lo stemma del made in Italy che un tempo era lì davanti a molti altri paesi per quanto concerne il cinema, non solo di genere Giallo, Thriller e Horror.
Tornando a Tulpa, si può quindi affermare che è una pellicola con molti pregi che sono, secondo me, conseguenza di una scelta ben precisa: quella di girare un film che è un atto d’amore per il genere, infarcito di buonissime sequenze riprese pari pari dai celebri spaghetti thriller degli anni d’oro. Ecco, manca l’originalità, però l’estetica c’è. Zampaglione ci ha fatto riprovare, anche se per pochi attimi, quei brividi di paura, disgusto, fascino per il mistero e tensione, che da troppo tempo non vedevamo in un film italiano, ma che ritroviamo certamente negli scomparti delle nostre videoteche alle voci Argento, Fulci, Bava, Avati.
Il regista romano ripropone con classe quelle emozioni: c’è il gusto per il sadismo, c’è il gore e lo splatter, un uso intelligente delle luci, e una storia misteriosa (scritta dal veterano Dardano Sacchetti) che parla di demoni tibetani e presenze impalpabili. Momenti di suspence, musiche incalzanti, trama interessante e molte altre cose ben fatte.
Zampaglione quindi è stato molto abile nel realizzare questo revival giallo/thriller all’italiana, qualcosa che doveva essere fatto piuttosto da da chi ha inventato il genere.
Così, a tutti coloro che denigrano il lavoro di Federico Zampaglione, attaccandosi anche a errori tecnici che forse, in parte ci sono, ma che non inficiano il risultato finale, dico che Tulpa è un prodotto dignitoso e realizzato con passione e cura.
Gli attori sono bravi. La Gerini è nella parte, dando anima e soprattutto corpo al personaggio (anche se le tanto blasonate scene hot non sono poi così spinte) ma certamente la fa da padrone anche questa volta Nuot Arquint (già visto in Shadow nella parte del mostro torturatore) che interpreta l’inquietante padrone del Tulpa, più di un semplice imprenditore del sesso… Bravo Michele Palcido e anche buona parte degli altri attori che non sono nomi noti del panorama cinematrografico nazionale. Buoni gli effetti speciali e il make up e, come detto, buonissima la musica composta dallo stesso Federico Zampaglione e da suo fratello. Se consideriamo, in ultima analisi, che il regista romano non ha avuto un grosso budget a disposizione (e quello che ha avuto grazie a un’intelligente produttrice: Maria Grazia Cucinotta) c’è da fargli un plauso perché ancora una volta il regista e musicista romano riesce a colpire nel segno. La speranza è che il prossimo film sia qualcosa di più personale, un’idea originale però girata sempre con passione ed estro creativo, questo, di sicuro, non manca al leader dei Tiromancino.
© Sergio Di Girolamo