Ozzy Osbourne
E’ il Madman, soprannome che descrive perfettamente il carattere instabile di Ozzy, capace, nei momenti di “passione” di staccare a morsi la testa di un pipistrello (secondo la leggenda) e di inanellare una serie di comportamenti bizzarri. Ma Ozzy è anche uno dei padri dell’heavy metal e, cosa più importante, ancora in vita e con la voglia di spaccare ancora sul palco. Certamente il fatto di essere stato il vocalist di una delle formazioni cardine del genere rock più oscuro e spinto, ovvero i mitici Black Sabbath, è un ottimo biglietto da visita. Proprio con i Sabbath Ozzy, classe ’48, ex macellaio e ragazzo di strada con alle spalle diversi furti, inizia la sua carriera di cantante in quel di Birmingham. Siamo negli anni settanta, il gruppo composto dal talentuoso chitarrista Tony Iommi, dall’oscuro bassista Geezer Butler e dal granitico batterista Bill Ward , inizialmente viene chiamato Polka Tulk, poi Earthe infine Black Sabbath, titolo estero di un film di Mario Bava. I primi sei dischi del gruppo sono degli autentici capolavori, il suono potente è oscuro e i testi sono spesso arcani e indecifrabili; in men che non si dica portano successo e fama oltre a creare ai quattro l’immagine di angeli dark del rock. Poi le rotture interne tra Ozzy e il gruppo (in particolare Iommi) determinano l’allontanamento del frontman (ormai finito dentro un vortice autodistruttivo fatto di alcol e droghe e depressione). La storia vuole che la moglie di Ozzy, Sharon, ripulisca suo marito e, facendogli da manager, avvii la sua rinascita vitale e artistica. Quello che ne viene fuori è una carriera solista eccezionale dove la voce sgraziata ma affascinante del Madman da il suo meglio, specialmente nei primi due dischi Blizzard of Ozz e Diary of a Madman, opere nelle quali tra l’altro nasce la stella di Randy Rhoads, autentico genio della chitarra che sfortunatamente muore in un tragico incidente aereo. La morte del chitarrista amico fraterno di Ozzy porta nuovamente sconforto e depressione nella sua vita. Tra le altre cose, Ozzy finisce pure in tribunale (ma viene assolto) perchè colpevole di aver istigato al suicidio un giovane che aveva ascoltato il suo pezzo Suicide Solution. Fortunatamente asupportare il cantante c’è sempre Sharon che lo aiuta in tutti i modi incoraggiandolo a tenere duro, così gli anni ottanta continuano con un alternarsi di successi, Bark at the moon, No more tears e insuccessi, The ultmate sin; e gli anni novanta con dischi interessanti come Ozzmosise progetti commerciali come il reality show in onda su MTV The Osbourne’s,(in verità brutta caduta di stile). Tra riunioni con gli ex compagni dei Sabbath omaggi di altri gruppi rock, documentari dedicati, festival rock (come il proprio Ozzfest) varie raccolte più o meno ufficiali e diversi The best, Ozzy cresce in fama e gloria e non è un caso se nel 2007, alla veneranda età di cinquantanove anni è pronto per sfornare un disco granitico come Black Rain , compreso di tour al seguito. A questo successo segue il bell’album Scream del 2010 e poi la tanto attesa riunione com i Black Sabbath nel 2016 con la pubblicazione di un bellissimo album dal titolo The End, (titolo profetico dato che non ha avuto un seguito mettendo la parola fine alla carriera della band). Ozzy però di certo non si arrende e nel 2020 all’età di settantadue anni pubblica Ordinary Man il suo undicesimo album in studio. Pezzi granitici in cui il caratteristico timbro della voce di Ozzy riesce ancora a emozionare. Notevole in particolare il pezzo “autobiografico” Under th Graveyard primo singolo dell’album che insieme al videoclip annesso ci parla dello stesso Ozzy tra cadute e rinascite. Il cantante inglese forse non ha una voce elegante o potente come altre storiche ugole d’oro della storia del rock (non sono pochi i fan che preferiscono i Black Sabbath con Ronnie James Dio) ma sicuramente questo modo sgraziato di cantare, il suo timbro tutto personale, e il suo carattere carismatico ed eccessivo fuori e dentro dal palco lo hanno elevano a vero e proprio mito, un personaggio ancora amatissimo dai fans di tutto il mondo.
© Sergio Di Girolamo
DISCOGRAFIA
1980 – Blizzard of Ozz
1981 – Diary of a Madman
1982 – Speak of the Devil(live)
1983 – Bark at the Moon
1986 – The Ultimate Sin
1987 – Tribute (live)
1988 – No Rest for the Wicked
1991 – No More Tears
1993 – Live & Loud(live)
1995 – Ozzmosis
2001 – Down to Earth
2002 – Live at Budokan(live)
2005 – Under Cover
2007 – Black Rain
2010 – Scream
2020 – Ordinary Man