Occhiali neri: Recensione
- Cinema Cinema Thriller
- 5 Settembre 2022
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Nazione
Italia
Anno
2022
Regia
Dario Argento
Sceneggiatura
Dario Argento, Franco Ferrini
Produzione
Asia Argento, Noëmie Devide, Brahim Chioua, Vincent Maraval, Laurence Clerc, Conchita Airoldi e Laurentina Guidotti
Cast
Ilenia Pastorelli, Asia Argento, Andrea Gherpelli, Xinyu Zhang
Roma è avvolta da un’eclissi di sole durante una giornata estiva. La sera stessa, una prostituta viene aggredita da un maniaco che la uccide con una corda metallica, lei è la terza vittima di un serial killer che sembra intenzionato a uccidere le squillo. Diana, escort di lusso, finisce nel mirino dell’assassino e quando fugge da un cliente che tenta di violentarla si ritrova coinvolta in un incidente d’auto nel quale perde per sempre la vista e causa la morte di una famiglia di cinesi, scontrandosi contro la loro vettura: soltanto il piccolo Chin, di 10 anni, sopravvive all’incidente. Più avanti il ragazzino si affeziona a Diana e insieme dovranno difendersi dalle grinfie del maniaco.
Ogni volta mi dispiace scrivere male di un film girato da un grande regista, perché Dario Argento, non si discute, è stato un grande regista, questo non glielo si toglie di certo. Cosa è successo dopo Opera non saprei proprio dirlo, le sinapsi nel cervello del buon Dario saranno andate in tilt, i primi segni di senilità, mancanza di stimoli e ispirazione, boh, un mistero. Eppure è successo che un regista visionario che aveva avuto sempre ben chiaro come creare storie thriller horror che sapessero suscitare paura, che sapessero affascinare per la costruzione delle scene, per l’originalità della trama, per la musica insomma per tutto ciò che fa grande un film, di punto in bianco si ritrovasse a girare pellicole che a malapena si potrebbero paragonare agli episodi più flaccidi una fiction tv per famiglie. E’ questo che mi è sembrato Occhiali neri: un puntata di Don Matteo con con l’aggiunta di qualche effetto gore e splatter. In questa pellicola che, a quanto sembra, Argento aveva pensato di realizzare almeno vent’anni prima (la sceneggiatura è stata riesumata dalla figlia Asia) non funziona nulla. Innanzitutto parliamo di un giallo – thriller, di un genere di film che deve creare suspance e ansia nello spettatore, che deve essere coinvolto nella trama spingendolo a fare ipotesi, a chiedersi chi è l’assassino. Qui manca tutto: scene girate senza cura e in fretta, come se il regista si volesse liberare subito della questione. Pensiamo al primo omicidio. La prostituta esce dall’hotel, non fa neanche due passi, stacco sui classici guanti di pelle armati di filo di ferro, la ragazza viene aggredita e uccisa all’istante. Un montaggio che manca di respiro. Un scena che molti anni prima Argento si sarebbe gustato e ci avrebbe fatto gustare. Poi non parliamo del serial killer. Di una piattezza unica, un personaggio privo del benché minimo fascino, la cui identità scopriamo poco dopo la metà del film. E non vi dico la motivazione che spinge a inseguire i due malcapitati per farli fuori, scopritelo da voi se riuscite ad arrivare alla fine (mentre non sarà mai svelato il perché uccida le altre prostitute).
Negli ultimi film di Argento ormai il termine comico entra di diritto, le scene demenziali sono pressoché presenti, degne dei peggiori film della Troma (Dracula in formato Mantide religiosa in Dracula 3d per citarne solo una). Anche qui il nostro non si risparmia. La scena di Diana armata di fucile che, guidata dal piccolo Chin, cerca colpire il killer come fosse al tiro a segno di un luna park è da antologia del trash, così come la scena dei serpenti acquatici, due bisce innocue che diventano improvvisamente più pericolose dell’Anaconda dell’omonimo film (una di queste addirittura balza sul collo della ragazza avvolgendola a mo’ di un Boa Constrictor), per non parlare di come Diana e Chin eliminano il killer, roba che manco il miglior addestratore di cani al mondo!
Passiamo alla prova degli attori. Potrei dire che la meno peggio è Asia Argento e avrei già detto tutto. Ilenia Pastorelli non ama la dizione (lei stessa lo ha dichiarato) e si sente. La sua è una recitazione puramente in romanesco (A chiiii), ma questo ci potrebbe anche stare in una storia ambientata a Roma, e poi lei è una prostituta, non certo una professoressa di italiano. Ma qui però mancano proprio le basi, le motivazioni da dare al personaggio, la mancanza di spessore, salvo solo la recitazione fisica dove risulta convincente nei movimenti da attribuire a un personaggio privo della vista. Non parlo degli altri attori perché, ripeto, siamo a un livello da fiction tv.
L’aspetto visivo del film è tutto sommato buono. Certo la fotografia non è da buttare ma visto a cosa ci aveva abituato Argento negli anni d’oro…La musica (non dei Goblin o Simonetti ma di Arnaud Rebotini) è anch’essa passabile ma non c’è un motivo che si ripete e che ti rimanga in mente, c’è molta musica elettronica, un pò di techno ma niente che si elevi dalla media.
La regia di Argento come detto è piatta, assolutamente non ispirata, puntata più sul rapporto tra i due protagonisti che sull’aspetto thrilling, utilizza spesso campi medi e lunghi e utilizza pochi primi piani, e quasi mai le riprese di dettagli evocativi, marchio di fabbrica dell’Argento che fu. Gli omicidi mancano di originalità (la scena del furgone bianco che investe uno dei poliziotti sballottandolo in aria è penosa) e come detto sono un semplice contorno piuttosto che il piatto forte (vedi invece Profondo Rosso).
Cosa si può salvare di questa pellicola? Potrei dire i primi dieci minuti quando la Pastorelli non parla e si unisce a coloro che fissano l’eclissi di sole. In questa sequenza la musica e le immagini creano un certo phatos, sembra che qualcosa di misterioso, di arcano e pericoloso stia per accadere. Purtroppo la cosa più pericolosa e letale per gli spettatori è proprio il resto del film!
© Sergio Di Girolamo