Metallica (The black album): Recensione
Nazione: Usa
Anno: 1991
Band
Metallica
Etichetta
Elektra records
Produttore
Bob Rock
James Hetfield
Lars Ulric
Durata
62min 16sec
Brani
Enter Sandman
Sad But True
Holier Than Thou
The Unforgiven
Wherever I May Roam
Dont Tread On Me
Through The Never
Nothing Else Matters
Of Wolf And Man
The God That Failed
My Friend Of Misery
The Struggle Within
Componenti
James Hetfield Voice&Guitar
Jason Newsted Bass
Kirk Hammett Lead Guitar
Lars Hulrich Drums
Ci sono album nella storia della musica che hanno l’ingrato compito di dividere critica e fan. Da una parte c’è chi vuole che lo stile musicale del gruppo che compone l’opera sia sempre lo stesso dall’altra chi non disprezza delle innovazioni che possano dare anche qualcosa in più. Metallica (conosciuto anche come Black Album) è l’omonimo quinto album in studio di una delle band seminali del genere heavy metal e fa parte di questa categoria di opere. All’uscita nel 1991 i fan infatti si divisero, la critica però lo accolse molto bene. Io faccio parte della schiera di fan che apprezza il disco. L’imputazione più grave che i seguaci dei Metallica trovano su questo lavoro di Hetfield e soci è l’aver “tradito” il trash metal, sottogenere molto diffuso dell’heavy metal, caratterizzato da riff e assoli velocissimi a discapito, spesso, della melodia. Per molti il gruppo di San Francisco è l’esponente di punta del genere in questione e quindi quando in un album come questo si sono trovati ad ascoltare si brani pesanti e ruvidi ma comunque dai ritmi più lenti rispetto al passato, hanno storto il naso. Pezzi come Sad But True, My Friend Of Misery, The God that Failed per non parlare di due ballad commerciali (ma a mio parere bellissime) quali The Unforgiven e Nothing Elese Matter evidenziano un cambio di rotta che, effettivamente, da lì a venire i “quattro cavalieri del fulmine” faranno. Io, come detto, sono di parere inverso. E’ vero che l’album non è completamente trash (sfiorato solo in alcuni momenti come nei brani Through The Never,Holier Than Thou, The Struggle Within), ma è anche vero che il miscuglio tra trash e hard rock ha dato vita a canzoni stupende come per esempio, oltre alle già citate, l’opener Enter Sandman dal riff diabolico e dal testo oscuro ma anche Sad But True pesantissima e cantata alla grande da James Hetfield. Poi le già citate ballad dimostrano anche che i quattro musicisti sono dotati anche quel tocco raffinato capace di elevarli anche al di fuori del genere metal, e comunque è indubbio che l’album non sia di certo un’opera ammorbidita ma emana lo stesso rabbia e cattiveria rafforzata anche dall’immagine estremamente dark dei quattro. Infine direi anche che la produzione è molto buona e i testi sono tra i più belli che il quartetto ha scritto. Ok, la realtà vuole che, purtroppo, da questo momenti i metallica non azzeccheranno più nessuna produzione degna di tal nome (tranne in rari casi non riuscendo a trovare più l’ispirazione (tranne in rari casi come gli album Death Magnetic e Hardwired… to self destruct) ma secondo il sottoscritto Metallica è l’album più eterogeneo dei quattro di San Francisco e per questo anche il più bello. Qualcuno avrà sicuramente da ridire ma io gli rispondo: inserisci il cd e ascolta la prima traccia e fai attenzione “…Exit light…enter night…take my hand“
© Sergio Di Girolamo