Lake Mungo: Recensione
- Cinema Cinema Horror
- 4 Settembre 2022
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Nazione
Australia 2008
Anno
2008
Regia
Joel Anderson
Sceneggiatura
Joel Anderson
Produzione
Mungo Productions
Cast
Rosie Traynor, David Pledger, Martin Sharpe, Talia Zucker
Alice Palmer è una ragazza sedicenne che un giorno muore annegata. I genitori, sconvolti dalla perdita dello loro amata figlia, seppelliscono il corpo e tentano faticosamente, insieme al figlio maschio rimasto, di superare il trauma e ridare un senso a una vita familiare distrutta dal dolore. Nel frattempo però strani cose iniziano a succedere nella loro casa, e immagini amatoriali girate di notte all’interno dell’abitazione sembrano dimostrare come lo spettro di Alice ancora si aggiri in quelle stanze
Che il genere mockmumentary ( genere cinematografico nel quale degli eventi fittizi appositamente realizzati per la trama sono presentati come reali) sia ormai diffusissimo tra le produzioni mondiali, specialmente nel genere horror, è cosa assodata. E’ pur vero che se tale stile sembra essere un pò alla portata di tutti gli aspiranti registi (soprattutto per l’aspetto economico), è innegabile dire che il più delle volte tali progetti sono dei fallimenti clamorosi, quasi dei filmini per matrimoni fatti in casa… Lake Mungo non appartiene certamente a questa categoria. Realizzato nella terra dei canguri che, se non ha una storia cinematografica corposa, soprattutto nell’horror, vanta comunque pellicole buone e affascinanti (ne cito una su tutte Pick nick in Hanging Rock di Peter Weir).
Questo film, del bravo regista Joel Anderson, ha il pregio di riuscire a mettere a disagio lo spettatore e lo fa puntando su una storia in fondo neanche così originale (film con bambine fantasma se ne trovano a iosa) ma qui narrata in maniera inusuale. Le sequenze sono infatti composte da spezzoni di interviste ai protagonisti della vicenda ( nella maggior parte dei casi sono i genitori e il fratello della ragazza annegata) intervallate da filmati amatoriali realizzati con videocamere di scarsa qualità o video inserti del telegiornale, altre volte ci sono delle riprese più statiche chiaramente cinematografiche, in cui si nota una fotografia molto sperimentale. Sembrerebbe che un sistema di montaggio del genere possa appesantire la visione invece grazie alle bellissima sceneggiatura e ai tempi sapientemente dosati nel rappresentare gli sviluppi della vicenda (grazie gli inserti documentaristici), il regista riesce a coinvolgere lo spettatore rivelandogli, via via che i tasselli vengono ricomposti, una storia agghiacciante sulla perdita dell’innocenza e sulla ineffabilità del destino di morte che attanaglia la protagonista. In certi momenti si provano brividi lungo la schiena, specialmente quando vengono zoomate le parti di una foto o di un video nel quale si intravede il presunto fantasma di Alice. La straordinaria verosimiglianza di tali approfondimenti rende il tutto molto tangibile e lo spettatore si aspetta che da un momento all’altro , da un angolo buio della sua stanza possa spuntare proprio un fantasma (almeno questo è quello che ho provato io). Se tutto questo non bastasse vi è un finale inquietante con colpo di scena taglia gambe. Insomma forse la formula del mockumentary potrà non piacere, ma certo Lake Mungo è un film sui fantasmi veramente bello e pauroso.
© Sergio Di Girolamo