Se c’è un nome nell’attuale panorama horror del Sol Levante che riesce a evocare un terrore puro attraverso immagini forti, anzi estreme, questo è il mangaka Junji Ito. Le storie di questo straordinario autore sono spesso incentrate sui temi dell’amore, su problematiche esistenziali e drammi familiari, su cui si intersecano facilmente elementi metafisici, trattati con lo scopo di provocare una sensazione di forte terrore nei suoi lettori. I personaggi principali dei suoi racconti sono spesso uomini e donne incapaci di difendersi, che si trovano così, disarmati di fronte a forze soprannaturali estreme e incontrovertibili e a orde di persone psicologicamente instabili. I personaggi dei suoi racconti sono tutti ispirati dalle sue esperienze d’infanzia. Ad esempio Tomie, la ragazza immortale, gli è stata ispirata da un compagno di classe morto tragicamente, mentre Gyo è stato ispirato dalle storie di guerra che i suoi genitori gli avevano raccontato durante la sua fanciullezza. Fatta questa doverosa presentazione non possiamo che essere raggianti di fronte alla nuova serie tv di casa Netflix, ovvero Maniac: Japanese Tales of the Macabre, serie animanta di dodici episodi tratti proprio dagli incubi dei fumetti di Ito. Le trasposizioni sono molto fedeli al lavoro su carta dell’autore e non si risparmiano dal punto di vista delle scene estreme e spaventose. Maniac è un’antologia eterogenea; alcuni episodi raccolgono due storie brevi risolte in una decine di minuti ciascuna, mentre altri sono tutti dedicati a un’unica trama che si snoda per una ventina di minuti. In Maniac rivivono anche gran parte delle suggestioni e ossessioni dell’autore tra cui, di certo, l’influenza della narrativa di H.P. Lovecraft. Non ci resta che addentrarci nei meandri contorti della geniale mente di Junji Ito e delle sue storie di orrori giapponesi.
© Sergio Di Girolamo,