Intervista a Cristian Cinque autore del progetto “Blood On Black Leather”

 Intervista a Cristian Cinque autore del progetto “Blood On Black Leather”

TF: La tua arte è fortemente caratterizzata da un gusto vintage, da dove nasce questa passione?

CC: Ho sempre trovato affascinante l’idea di esplorare il passato, considerandolo come una via d’accesso a dimensioni più affini alla mia sensibilità, al di là delle limitazioni dell’ordinario e della quotidianità. Inoltre, l’uso di strumenti e tecniche vintage, come le pellicole fotografiche e il Super 8, mi consente di esprimere al meglio la mia visione artistica. Le tecniche analogiche, con il loro inconfondibile rumore di fondo, sono un elemento chiave nella mia estetica, una patina che arricchisce il mio stile e lo rende distintivo.

TF: Il cortometrggio, “The Reflecting Murder”, è chiaramente ispirato al giallo thriller italiano: che rapporto hai con questo genere cinematografico e quali sono i tuoi autori di riferimento?

CC: Il Giallo all’italiana è senza dubbio il mio genere cinematografico preferito, una delle principali chiavi visive attraverso cui mi esprimo sia come regista che come fotografo. Credo che i film gialli abbiano una particolare “patina visiva” che si avvicina al concetto di rumore in ambito musicale. Il mio stile musicale è sempre stato caratterizzato da un mix di romanticismo e rumore, e credo che questa stessa attitudine si traduca nel mio approccio al Giallo, arricchito da un’atmosfera di romanticismo erotico. Da grande estimatore del genere, ho esplorato a fondo molte opere, dando particolare attenzione anche ai film meno noti. Oltre al classico giallo italiano, sono un grande ammiratore del lavoro di Claude Chabrol, in particolare per la sua visione del rapporto tra vittima e assassino nel film Il Tagliagole.

TF: Il titolo dell’EP Cosmétique du meurtrier è un riferimento al romanzo Cosmétique de l’ennemi di Amélie Nothomb, sul tema della dualità umana, ben rappresentato anche nel cortometraggio, puoi dirci qualcosa sul libro e sull’argomento trattato?

CC: Cosmétique de l’ennemi mette in scena il conflitto tra il lato razionale e quello oscuro, invitando il lettore a riflettere sulla propria identità e sulla relazione con il male e la violenza. Il titolo dell’EP, Cosmétique du meurtrier, si ispira proprio a questo concetto di dualità. Nel cortometraggio The Reflecting Murder, la cosmétique (la superficie) contrasta con la realtà più profonda e inquietante del meurtrier (l’assassino), una figura che spinge la protagonista a confrontarsi con la sua vera essenza. La dualità tra l’apparenza e la realtà, tra ciò che mostriamo e ciò che nascondiamo, è centrale sia nel cortometraggio che nel concept musicale.

TF: In The Reflecting Murder l’erotismo è una componente centrale della vicenda, secondo te quanto è importante nell’arte e nella vita?

CC: L’erotismo ha un ruolo fondamentale nell’arte, e lo vedo come un mezzo per esplorare e comprendere la psiche umana. È anche un potente strumento di provocazione, capace di sfidare le convenzioni sociali, culturali e religiose. Inoltre, l’erotismo offre un linguaggio estetico che va oltre la semplice riproduzione della realtà, creando un tipo di bellezza che è spesso più complessa e stratificata. Nell’arte, l’erotismo può essere uno strumento di riflessione e di esplorazione delle emozioni più profonde.

TF: Nel cortometraggio vediamo anche degli scorci di Torino: che rapporto hai con questa città?

CC: Torino è la mia città natale e ha sempre avuto un ruolo fondamentale nella mia crescita, sia personale che artistica. Ho un legame profondo con le sue atmosfere, che sento essere parte integrante delle mie produzioni artistiche. Le sequenze torinesi nel cortometraggio non sono solo semplici ambientazioni, ma rappresentano anche delle soggettive della protagonista, evolvendosi nella suggestiva Villa Prever di Pinerolo. Torino, con la sua eleganza e il suo mistero, è un luogo che ha decisamente influenzato il mio lavoro.

TF: Blood On Black Leather è un progetto che lega molto bene l’arte visiva e il sonoro: senti di essere più musicista o videomaker?

CC: Non mi piace pormi questa domanda, poiché considero entrambe le attività come aspetti complementari di un’unica visione artistica. Il lavoro di produttore musicale, infatti, assomiglia molto a quello di un regista o fotografo. Un produttore musicale crea un paesaggio visivo astratto attraverso il suono, e allo stesso modo, come regista, cerco di rappresentare storie attraverso sequenze oniriche e immagini evocative. In entrambi i casi, mi piace lasciare uno spazio di mistero, un punto interrogativo, che invita lo spettatore ad interpretare liberamente ciò che vede e sente.

TF: Blood On Black Leather come si muoverà nel panorama nazionale e internazionale? Sono previste proiezioni pubbliche esibizioni dal vivo o altro?

CC: Il cortometraggio è accompagnato dall’EP musicale Cosmétique du meurtrier, prodotto a livello internazionale dall’etichetta discografica tedesca Danse Macabre Records. Il film è stato già presentato in diversi festival cinematografici internazionali e sta ottenendo un buon riscontro. Inoltre, sto lavorando a una sonorizzazione dal vivo che spero di poter realizzare nei prossimi mesi. Colgo l’occasione per invitare chiunque sia interessato a organizzare eventi dal vivo a contattarmi: sono sempre aperto a collaborazioni e nuove idee.

TF: Altri progetti in cantiere?

CC: Sono in procinto di pubblicare un nuovo visual inedito che esplorerà ulteriori sfumature stilistiche di Blood On Black Leather. Per rimanere aggiornati sulle mie produzioni, invito i lettori di TheFear.it a seguire il mio profilo Instagram @bloodonblackleather.