Il mondo dei replicanti: Recensione
- Cinema Cinema Fantascienza
- 12 Aprile 2022
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Nazione: Usa
Anno: 2009
Regia
Jonathan Mostow
Sceneggiaura
Michael Ferris, John D. Brancato
Produzione
Touchstone Pictures, Road Rebel, Mandeville Films
Cast
Bruce Willis, Radha Michell, Rosamund Pike, James Cromwell
In un futuro prossimo l’uomo sceglie di utilizzare dei replicanti da far agire al proprio posto. Le città quindi pullulano di androidi pilotati dai rispettivi proprietari che comodamente da casa e attraverso un sedia speciale dotata di connettori cervicali conducono una vita surrogata. Quando un ragazzo riesce a distruggere due androidi e i rispettivi proprietari utilizzando una potentissima arma sconosciuta, l’agente dell’FBI John Greer inizia a indagare…
Immaginate di poter mandare al lavoro un clone di voi stessi, magari privo di occhiaie, dall’impeccabile fisico, dalla bellezza mozzafiato mentre state comodamente sdraiati a casa. Il vostro avatar è una bella donna, dai fianchi perfetti e dalle labbra mozzafiato, disegnata su misura per vivere in una società dove l’apparire è fondamentale, e non importa se voi siete un ragazzo grasso, mezzo stempiato e con i brufoli, là fuori, siete la diva del momento. Ecco a quali derive giunge la società “malata” dipinta prima nella miniserie a fumetti di Robert Venditti e Brett Weldele e poi dal film ad essa ispirato diretto dal regista di U-571 Jonathan Mostow. La pellicola è un thriller fantascientifico assolutamente riuscito e questo, secondo me, grazie a un giusto equilibrio tra la storia narrata e gli effetti speciali che sono ben fatti e mai invasivi e contribuiscono a visualizzare quali situazioni allucinanti possono venirsi a creare se l’uomo continua a usare male la tecnologia, perdendo di vista i veri valori che stanno alla base del vivere quotidiano. Il film, infatti, anche se ambientato nel futuro, è uno specchio dei nostri giorni; di un periodo della storia dell’uomo in cui ormai l’apparire sembra essere molto più importante dell’essere, dove si ricerca la perfezione attraverso la chirurgia estetica e il modello è l’uomo o la donna palestrati. Questo nel film è mostrato in maniera evidente dal contrasto visivo tra i perfetti androidi in vendita nei negozi specializzati e le “larve” umane che si celano dietro di essi, uomini e donne sdraiati su una sedia ultratecnologica dai volti contratti e privi di vitalità, perennemente in pigiama e quindi isolati dal mondo se non attraverso la copertura che trovano nel loro surrogato. Contro questa atroce realtà vi sono i ghetti nei quali sopravvivono gli esseri umani vecchio tipo che odiano le macchine e attraverso le parole di un loro santone anelano a un ritorno alla vera vita. Proprio da lì sembra giungere l’infallibile arma che riesce a distruggere non solo gli androidi ma anche i proprietari nelle loro rispettive postazioni. Allora inizia l’indagine dell’agente Greer interpretato con bravura da Bruce Willis che nel corso della storia avrà da ricredersi sull’uso dei replicanti e scoprirà una verità sconvolgente. Il mondo dei replicanti è quindi un film interessante che fa riflettere, ha un ritmo bilanciato con momenti in cui escono fuori bei dialoghi e scene d’azione curate nei minimi dettagli, una pellicola riuscita che vale la pena vedere.
© Di Girolamo Sergio