Hellraiser: Recensione
- Cinema Cinema Horror
- 9 Febbraio 2022
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Nazione: Usa
Anno: 1987
Regia
Clive Barker
Sceneggiatura
Clive Barker
Produzione
Christopher Figg
Cast
Andrew Robinson,Clare Higgins,Ashley Laurence,Sean Chapman,Doug Bradley
La definizione che mi piace utilizzare per definire Hellraiser è quella di “estetica dell’orrore”. Concetto che mi sembra naturale applicare a questo film perché Clive Barker regista e autore della storia non è solo un brillante scrittore ma anche un abile pittore. Quindi un creatore di idee grafico visive che nel film sono espresse in maniera assolutamente efficace e questo, nonostante il budget a disposizione non sia elevato (budget che tra l’altro fu incrementato a riprese iniziate dopo che la produzione alla prima visione del girato si accorse di trovarsi di fronte a un prodotto di successo). Barker, che con Hellraiser dirige il suo primo lungometraggio, dimostra che ci sa fare anche dietro la macchina da presa consacrandosi così artista a tutto tondo dotato di una sua personalissima visione dell’horror. La storia è ben nota. Tutto ruota intorno al misterioso cubo rompicapo conosciuto come la scatola di Lemarchand, che chi ha la fortuna o sfortuna (a seconda dei casi) di aprire evoca degli strani tipi dal look sadomaso che recano impressi nella loro carne opere di tortura, sono demoni o angeli come chiarisce il loro leader alla domanda su cosa essi rappresentino: “siamo Demoni per alcuni, Angeli per altri”.
Questo gruppo infernale viene identificato con appellativi come supplizianti o, più tecnicamente, cenobiti. Tutti membri sono caratterizzati da lineamenti alterati in cui risalta l’oltraggio della carne attraverso tagli e innesti metallici ma è il loro leader la figura più inquietante e carismatica. Egli ha la testa ripiena di chiodi piantati nella carne che seguono una mappatura che richiama alla mente la tecnica dell’agopuntura (solo che qui il dolore è reale…). Clive Barker in effetti lo ha sempre definito proprio Pinehead (puntaspilli). Sull’ambigua natura e su quale sia la loro provenienza si sa ben poco (almeno considerando solo la prima pellicola, perché nei successivi episodi della saga verranno invece forniti riferimenti più precisi) ciò così accresce di certo il loro fascino perturbante. La vicenda più lineare e concreta è rappresentata dal rapporto tra i due concubini protagonisti di una torbida storia di desiderio e sesso: sono il malefico Frank e la moglie di suo fratello, Julia. Un giorno Frank trova la diabolica scatola che ha la fama di realizzare tutti i piaceri più indicibili se aperta. Frank evoca così i supplizianti che portano il piacere più inebriante a mischiarsi col dolore più estremo. Frank viene poi smembrato in mille pezzi. Sarà Julia in seguito ad aiutare il suo amante a tornare tra i vivi dedicandosi all’omicidio seriale ai danni di vittime adescate nei locali, allo scopo di procurare nuova carne e sangue a Frank. Hellariser quindi è un film che gira intorno al tema del desiderio, questo irrefrenabile impulso umano fa rima con tentazione, un binomio continuamente presente nel film. Ad esempio desiderio oltre ogni limite è quello di Frank di impossessarsi della scatola a qualunque prezzo per sperimentare i “celebri” piaceri estremi, niente lo ferma neanche il fatto di trovarsi di fronte ai supplizianti. Ma il desiderio è anche quello di Julia che non si fa scrupoli a tradire il marito bonaccione e ingenuo per trovare l’appagamento sessuale insieme al cognato, un desiderio sessuale così forte da spingerla ad uccidere, e anche tutte le sue vittime in fondo si lasciano sedurre da Julia perché schiavi del desiderio sessuale. Ovviamente in tutta la vicenda il sesso ha un ruolo centrale e Frank cerca quello che lo conduca a un piacere senza fine. Barker così inserisce nella sua storia e nella sua messa in scene su pellicola legami con tematiche De Sadiane di stampo sadomaso, non è un caso quindi che il look dei supplizianti sia caratterizzato da tute in latex e gingilli metallici tra i quali i celebri ganci. Un altro tema portante del film tipico delle storie dello scrittore di Liverpool è l’incontro tra i vivi e i morti; tra entità che dimorano in dimensioni, solo apparentemente distinte dalla nostra, ma che riescono spesso a trovare la strada per un contatto. Incontri che spesso sono marchiati dalla carnalità più che dalla spiritualità. Del resto Frank a un certo punto non è altro che una specie di spirito che dimora in un limbo ultra dimensionale collegato alla soffitta nella casa del fratello (in cui è avvenuta la sua distruzione) tuttavia basta una goccia di sangue a ricreare ossa e organi pulsanti. E se inizialmente Julia è nauseata dalla nuova consistenza di Frank ben presto la vicenda cambia e la donna si fa coinvolgere dal vortice della passione. Personaggio positivo della vicenda, a parte il povero marito di Julia, è Kirsty sua figlia e nipote di Frank che ben presto ha modo di scoprire la tresca tra la matrigna e il suo zietto redivivo. Il culmine degli eventi si raggiunge quando lei viene in possesso della scatola incontrandosi/scontrandosi con i crudeli supplizianti con i quali fa un accordo.
Hellraiser è un film figlio degli anni ottanta, quando i film si facevano puntando sull’equilibrio tra sceneggiatura ed effetti visivi artigianali e, per l’epoca, rivoluzionari. Nel film di Barker la sceneggiatura è perfetta, la storia stupefacente e gli effetti speciali, come detto, molto ben fatti da mestieranti abili più con le mani che con i computer (celeberrima la scena dei ganci che spappolano Frank). Il lavoro di make up è sensazionale, non solo quello sui cenobiti ma anche nelle sequenze della ricostruzione fisica di Frank. Il ritmo è calibrato e la macchina da presa è utilizzata in maniera intelligente. Barker compie veramente un gran lavoro di regia se consideriamo che il film è per l’ottanta per cento ambientato dentro a una casa. La fotografia è bellissima e spesso caratterizzata da toni bluastri che si innestano nel perturbante nero che caratterizza l’atmosfera generale, specie nelle scene in soffitta, dove Frank attende di completare la sua trasformazione. Gli attori, quasi tutti esordienti, sono perfetti nei rispettivi ruoli (in particolare Doug Bradley che interpreterà Pinehead nei successivi otto seguiti). Hellraiser è un film icona dal grande fascino visivo e concettuale partorito da una delle menti più geniali del panorama horror mondiale: quel Clive Barker che non saprà, purtroppo, più raggiungere questi livelli registici (a parte forse Cabal) ma che comunque ha scolpito per sempre nell’immaginario collettivo la figura inquietante e contorta di Pinhead e dei suoi supplizianti.
© Sergio Di Girolamo