George A. Romero
Ci sono artisti che per la loro importanza si possono definire vere e proprie icone, geni che hanno il merito di avere delle intuizioni prima di altri, fuoriclasse che fanno scuola o come nel caso di George A. Romero di creare un genere di film horror: quello degli Zombie. Il regista ci ha purtroppo lasciati da un paio di mesi, al momento in cui scrivo, e sono tanti tra registi addetti ai lavori critici cinematografici e fan che gli hanno reso omaggio. Chiunque voglia realizzare un film sui morti viventi non può non confrontarsi con i film del regista americano che in vita aveva filmato la “morte vivente” in modo originale. George A. Romero non è l’horror (che ha tante facce e tanti interpreti) ma l’horror senza il regista americano non sarebbe stato lo stesso, perché Romero, come detto, ha avuto quel colpo di genio che solo a pochi capita nella vita: creare qualcosa di unico e rivoluzionario, nel caso specifico ideare un nuovo mostro, lo zombi, o zombie o morto vivente che dir si voglia. Ma partiamo dall’inizio, da quando questo eterno ragazzone cresciuto a pane cinema e fumetti horror (rigorosamente targati E.C.Comics) nato e cresciuto a New York (ma poi si trasferitosi a Pittsbourgh, città presente in quasi tutte le sue pellicole) si diploma e inizia a girare diverse pellicole, perlopiù cortometraggi amatoriali (come già il suo primo film girato a tredici anni in 8 mm dal titolo The Man from the Meteor). Dopo diversi esperimenti in pellicola, insieme ad alcuni amici, crea la Image Ten Productions nei tardi anni sessanta, con lo scopo di creare documentari e spot pubblicitari. La passione per il cinema, specialmente horror, spingono Romero e soci a rischiare una modesta cifra (circa 10.000 dollari) per produrre quello che sarebbe diventato uno dei più celebri film horror di tutti i tempi: La Notte dei Morti Viventi, del 1968, scritto da Romero insieme a John A. Russo. Questo lungometraggio, vero e proprio cult, è considerato anche il film che ha codificato il genere zombi movie che fino ad allora aveva visto la figura dello zombi collegato prevalentemente ai miti Vodoo delle leggende provenienti dall’isola di Haiti. In più crea un genere di pellicola horror dall’ambientazione metropolitana inaugurando il cosiddetto New Horror distante dalle pellicole che andavano per la maggiore fino ad allora e che erano essenzialmente gotiche con protagonisti i famosi mostri della Universal riproposti dalla casa di produzione inglese Hammer Film. La Notte dei Morti Viventi (il cui spunto principale è dato dal cult letterario Io Sono Leggenda di Richard Matheson) è un pugno nello stomaco per gli spettatori che per la prima volta si trovano di fronte a scene crudeli e disgustanti dove il tema principale è il cannibalismo. Nonostante ciò il film ottiene un clamoroso successo in tutto il mondo facendo incassare cifre da capogiro rispetto all’esiguo investimento. Per Romero è la consacrazione che però paga rimanendo tuttavia legato per sempre al suo mostro. Infatti i film diretti da Romero che non hanno a che fare con i morti viventi ebbero decisamente meno fortuna, pensiamo a pellicole quali There’s Always Vanilla (1971), La città verrà distrutta all’alba (1973), La stagione della strega (1973) e Wampyr (1977). Lavori si dignitosi e con spunti a volte originali come in Wampyr che è una riflessione alternativa sul vampirismo (o meglio sulla dipendenza psicologica verso il sangue). Di certo si può affermare che sono film caratterizzati da una forte critica sociale, aspetto per altro già presente nei film sugli zombie. Nel 1978 Romero decide quindi di ridare credibilità al suo genio registico e va sul sicuro col seguito del suo film cult intitolato semplicemente Zombi. Girato con un budget di soli 1,5 milioni di dollari, il film ne incassò oltre 40 ed è stato inserito nella lista dei film horror cult più importanti di sempre. Zombi ha il pregio di essere decisamente più estremo e movimentato della “Notte” e visivamente più completo grazie soprattutto agli effetti speciali di Tom Savini, grande amico del regista (che nel 1990 gli affiderà la regia di un remake a colori della Notte), qui all’inizio di una carriera che sarà folgorante. Ma di certo a garantire il successo di Zombi grande merito va anche a Dario Argento grande amico di Romero che aiutò il regista a produrre il film e ne curò il montaggio per l’edizione italiana (a parer mio la migliore) e che vi coinvolse anche i fedeli Goblin di Claudio Simonetti che firmano una splendida colonna sonora. Argento stesso dichiarò che quando conobbe Romero lo trovò triste proprio per i mancati apprezzamenti sui film post Notte e lo spinse a tornare agli zombi (tra le curiosità vi è da dire che il regista americano scrisse Zombi a Roma, ospite proprio a casa di Argento). Dopo il successo commerciale di Zombi, ma anche di critica per i tanti sotto testi politici presenti nel film (uno su tutti la spinta al consumismo dell’uomo moderno perfettamente incarnata dall’ambientazione dentro il grande centro commerciale in cui si svolge gran parte della storia) Romero dirige Knightriders – I cavalieri opera ai più sconosciuta ma interessantissima perché miscela il mito di Re Artù rivisitato in chiave moderna attraverso dei particolari bikers che in sella alle loro rombanti motociclette vivono avventure epiche simili alle vicende narrate nei libri sui Cavalieri della tavola rotonda. Ignorato dalla critica e dal pubblico Knightriders finisce nel dimenticatoio così Romero insieme al suo grande amico Stephen King decide di realizzare il film a episodi Creepshow (1982) omaggio ai celebri ed estremi comics horror degli anni cinquanta. Opera certamente riuscita che, grazie agli incassi favorevoli, permise a Romero di completare la “Trilogia dei morti viventi” nel 1985 con il meno acclamato e più cupo Il giorno degli zombi. Ambientato per la maggior parte in un bunker antiatomico, e come sempre visivamente bellissimo grazie ai soliti grandi effetti di Savini, il film ha il pregio di proporre come novità l’idea di una sorta di addomesticamento degli zombi pensato da un equipe di scienziati che ne studiano in particolare uno soprannominato Bub. Romero come al solito applica un regia sovversiva e non sono per nulla velati i messaggi critici verso la società umana come l’ignoranza e la sete di potere delle forze armate dell’esercito con a capo un ufficiale violento e bieco che causa la disfatta degli altri componenti presenti nel bunker. Il film non ebbe il richiamo di pubblico e critica dei primi due capitoli ma ottiene comunque un buon successo. Romero ormai è considerato il regista Zombi. Tuttavia prova altre strade con Monkey Shines – Esperimento nel terrore (1988) e con un film a episodi insieme a Dario Argento, Due occhi diabolici (1990) ispirato a due racconti di E.A.Poe . Nel 1993 dirige La metà oscura, da Stephen King, ma si rivela un sonoro flop. Sembra che per il buon Romero non ci sia fortuna al di fuori degli Zombi quindi si prende una pausa di addirittura sette anni quando torna con Bruiser – La vendetta non ha volto (2000), che, come al solito, non ha successo né di critica né di pubblico. A questo punto George Romero capisce che il suo destino sono i Morti Viventi così quando nel 2004 gli Universal Studios producono un remake di Zombi, non coinvolgendolo in alcun modo, Romero decide di farsi sentire girando nel 2005 il quarto capitolo della sua serie sugli zombi: La terra dei morti viventi, una produzione da 16 milioni di dollari (il più alto della sua carriera) girato a Toronto, Ontario, Canada. Il film vede come protagonisti Simon Baker, Dennis Hopper, Asia Argento e John Leguizamo. Il film è certamente più debole dei precedenti ma gli effetti speciali sono grandiosi anche se stavolta ad occuparsene è Greg Nicotero (il degno erede di Tom Savini che nel film fa un cameo come motociclista Zombi). Il messaggio politico è come sempre presente nei film (ma in fondo in tutta la filmografia del regista) qui è indirizzato verso la lotta di classe tra i più ricchi (che si tengono a distanza dalla piaga zombi grazie a una residenza speciale su un isola fortificata) e gli emarginati (che vivono in una sorta di ghetto a cui sembrano unirsi metaforicamente gli zombi).
A La terra dei morti viventi fa seguito l’interessante Le cronache dei morti viventi (2007), girato in digitale e che fa riflettere sull’approccio dei mass media sulla vicenda degli zombi, sull’uso dei mezzi di informazione attraverso le nuove tecnologici (cellulare e tablet) e in particolare sui social network. Quindi un film molto moderno da un regista di quasi settant’anni ma sempre molto attento a quello che gli girà intorno. Survival of the Dead – L’isola dei sopravvissuti (2009) presentato in anteprima mondiale alla 66ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, è l’ultimo capitolo della saga sugli Zombi, forse anche il più debole. Il film sembra una sorta di western con i morti viventi che non toglie ma non aggiunge nulla a quello che già è stato detto sui morti viventi. Negli ultimi anni George Romero aveva tentato di realizzare insieme al figlio Cameron un film che voleva spiegare il motivo della piaga zombi, una sorta di prequel della Notte che a un certo punto aveva anche un titolo Origins. Purtroppo per varie vicissitudini produttive il progetto si accantonò. Tuttavia Romero non era tipo da stare lontano dal set e prima di morire stava lavorando ancora a un film sugli zombi Road of the Dead però solo nelle vesti di produttore. Il film doveva essere un mix di Zombi e Mad Max con al centro gare automobiliste alla Death Race con auto guidate dagli zombi. Romero muore il 16 luglio 2017 all’età di 77 anni dopo aver combattuto una breve battaglia contro un aggressivo cancro ai polmoni. Ci lascia un uomo gentile e simpatico, a detta di chi ha avuto il pregio di lavorarci, e un regista diventato leggenda del cinema fantahorror i cui film, specialmente quelli sugli zombi, entrano di diritto nella storia del cinema ma soprattutto della cultura di massa. Senza Romero non avremmo avuto tantissime altre pellicole sui morti viventi o prodotti similari, basti pensare ai videogames della serie Resident Evil oppure al successo epocale di The Walking Dead. RIP George e che la terra ti sia lieve al punto, chissà, da uscirne fuori…
CURIOSITA’
Originariamente era il regista designato per portare sullo schermo il videogioco Resident Evil, prima che il progetto fosse affidato ad Paul W. S. Anderson.
Nel videogioco Dead Nation viene fatto il suo nome nella sezione trofei della PS3, come trofeo Romero sarebbe orgoglioso.
George Romero è presente come boss nella mappa zombi Call Of The Dead di Call of Duty: Black Ops.
È presente un veicolo in Grand Theft Auto: Vice City, in omaggio al regista. Il veicolo in questione è un carro funebre.
Nel videogioco Lollipop Chainsaw, la scuola della protagonista, Juliet Starling, si chiama San Romero in omaggio al regista.
Viene nominato nel quarto episodio della seconda serie di Supernatural.
Nel film Il silenzio degli innocenti, durante la scena in cui il Dottor Lecter lancia dalla cella il questionario sul caso Buffalo Bill alla protagonista, si può notare la presenza di Romero nelle vesti di un poliziotto in borghese.
Nell’ottobre 2012 ha rivelato di essere stato ingaggiato dalla Marvel per scrivere un fumetto sugli zombi , intitolato inizialmente Marvel of the Dead. Il titolo, in seguito, è stato cambiato in Empire of the Dead ed il primo numero è uscito nel gennaio 2014. I disegni del fumetto sono curati da Alex Maleev
© Sergio Di Girolamo
Filmografia
La notte dei morti viventi (1968)
There’s Always Vanilla (1971)
La stagione della strega ( 1972)
La città verrà distrutta all’alba (, 1973)
Wampyr (Martin, 1977)
Zombi ( 1978)
Knightriders – I cavalieri ( 1981) – Creepshow (1982)
Il giorno degli zombi 1985)
Monkey Shines – Esperimento nel terrore (1988)
Due occhi diabolici co-regia con Dario Argento (1990)
La metà oscura ( 1993)
Bruiser – La vendetta non ha volto ( 2000) – La terra dei morti viventi (2005)
Le cronache dei morti viventi ( 2007)
Survival of the Dead – L’isola dei sopravvissuti 2009)