The Dome: Recensione

 The Dome: Recensione

Nazione: Usa

Anno: 2009

Autore: Stephen King

Casa editrice: Sperling & Kupfer

Traduttore: T. Dobner

GIUDIZIO
4/5

È una tiepida mattina d’autunno a Chester’s Mill, nel Maine, una mattina come tante altre. All’improvviso, una sorta di cupola trasparente cala sulla cittadina, tranciando in due tutto quello che  trova lungo il suo perimetro: cose, animali, persone. Come se dal cielo fosse scesa la lama di una ghigliottina invisibile. Gli aerei si schiantano contro la misteriosa, impenetrabile lastra di vetro ed esplodono in mille pezzi, l’intera area, con i suoi duemila abitanti, resta intrappolata all’interno, isolata dal resto del mondo. L’ex marine Dale Barbara, soprannominato Barbie, fa parte dell’intrepido gruppo di cittadini che vuole trovare una via di scampo prima che quella cosa che hanno chiamato La Cupola faccia fare a tutti loro una morte orribile. Al suo fianco, la proprietaria del giornale locale, un paramedico, una consigliera comunale e tre ragazzi coraggiosi. Nessuno all’esterno può aiutarli, la barriera è inaccessibile. Ma un’altra separazione, altrettanto invisibile e letale, si insinua come un gas velenoso nel microcosmo che la Cupola ha contribuito a isolare: quella fra gli onesti e i malvagi. Tutti loro, buoni e cattivi, dovranno fare i conti con la Cupola stessa, un incubo da cui sembra impossibile salvarsi. Ormai il tempo rimasto è poco, anzi sta proprio finendo, come l’aria…

The Dome è un romanzo in puro stile Stephen King, sembra scritto all’epoca delle sue opere migliori, quando in queste erano centrali le cittadine americane del Maine dove si svolgevano le vicende principali, molte ormai sono celebri: Derry, Castle Rock, Jerusalem’s Lot e via dicendo; a queste adesso è il caso di aggiunge Chester’s Mill.
Il Re è stato da sempre un abile narratore di storie ambientate nelle piccole e misteriose città di provincia, luoghi adatti in cui creare dei microcosmi caratterizzati dalla presenza di personalità tra le più diverse, specchio in fondo dell’americano medio.
In quest’ultima, imponente, fatica King ci ripresenta l’ennesima comunità i cui abitanti sono elencati nelle prime pagine del libro per facilitare il lettore visto il numero elevato. Tra loro vi sono moltissimi personaggi tipici delle storie kinghiane: il politico affabulatore e corrotto, la polizia locale inetta e violenta, la tossica del paese, l’ubriacone, il forestiero usato come capro espiatorio, l’adolescente geniale, la mamma complessata, il vecchietto eroico, il prete invasato etc etc. e King ce li plasma, è il caso di dirlo, con estrema bravura tanto da farci entrare letteralmente nella comunità di Chester’s Mill e dandoci così la sensazione di conoscere gli abitanti da tempo: in pratica King è capace per l’ennesima volta (si può dire che è il suo marchio di fabbrica) di creare empatia tra il lettore e i suoi personaggi. Il libro, nonostante il consueto monumentale numero di pagine riesce, a mio parere, a catturare il lettore immergendolo in un’ ambientazione inusuale e claustrofobica, dentro la misteriosa e indistruttibile cupola nella quale le persone portano fuori il meglio e il peggio di se. Tra i vari personaggi creati da King sicuramente c’è il politico arrivista e corrotto Jim Rennie così ben caratterizzato da risultare, a mio parere, uno fra i cattivi kinghiani più riusciti di sempre. Rennie non guarda in faccia a nessuno quando si tratta di riempire il proprio sacco e dietro la bigotta facciata di un uomo timorato di Dio, coglie l’occasione della Cupola per fare di Chester’s Mills il suo regno, tanto da sperare in fondo che quella situazione perduri nel tempo. Interessante anche il ruolo del figlio psicopatico che, a causa di un’incurabile malattia, raggiunge stati di alienazione tale da fargli praticare persino la necrofilia. Il protagonista, il marine in pensione, Dale Barbara, è un personaggio non troppo carismatico a mio avviso, anche perchè per buona parte della storia rimane imprigionato in carcere, passando la palla dell’eroe ad altri, come per esempio il medico Rusty Everett o la giornalista Julia Shumway, così come è importante il ruolo del geniale Joe “Spaventapasseri” McClatchey. Il libro ha anche il pregio di comunicare un messaggio molto importante che, per non svelare il finale, non voglio dire ma spero che i lettori possano cogliere come o fatto io.
The Dome è un romanzo che era stato pensato dallo scrittore americano già nel lontano 1976 e che, detto da lui, non aveva avuto il coraggio e la sfrontatezza di affrontare. Fortunatamente le poche pagine che il re aveva scritto in quegli anni giovanili sono uscite fuori prepotentemente regalandoci così uno dei libri più riusciti del geniale scrittore di Bangor.

©Sergio Di Girolamo

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