Duma key: Recensione

 Duma key: Recensione

Nazione: Usa

Anno: 2008

Autore: Stephen King

Casa editrice: Sperling & Kupfer

Traduttore: T. Dobner

GIUDIZIO
4/5

Edgar Freemantle è un impresario edile di successo; durante una giornta di lavoro è vittima di un grave infortunio che lo priva di un braccio. La riabilitazione è dolorosa non solo dal punto di vista fisico ma soprattutto psicologico. Presto lo squilibrio mentale porta Edgar a separarsi dalla famiglia. Su suggerimento del suo medico decide di passare un periodo nella baia di Duma key, un posto affascinante bagnato dalle acque dell’oceano. Lì Edgar riscoprirà lapassione per la pittura e si renderà conto che il suo improvviso talento ha radici misteriose che affondano in una storia dolorosa accaduta molti anni prima nel posto.

Duma key è un buon libro di King. Lo scrittore aveva da tempo annunciato di voler smettere di scrivere perchè “a corto di idee”. Ma si è (per fortuna ) auto smentito presto, basta dare un occhiata alle sue ultime uscite editoriali e, soprattutto, a questo Duma key: un libro ben scritto che mi ha colpito soprattutto per uno dei finali più coinvolgenti scritti dal Re. Nonostante questa premessa penso che King ha da un pò di tempo perso l’ispirazione. E ‘ certamente uno scrittore fantastico bravo come pochi ma rispetto al passato le sue storie non sempre sono epiche. Da un pò di anni ormai Stephen King non ci regala gemme al pari di Dolores Clairbone, Il miglio verde, Misery, La zona morta, ovviamnete IT. I suoi ultimi lavori sono romanzi senza infamia ne lode, assolutamente leggibili, ma mai straordinari. E’ il caso di Duma Key.
L’idea di un uomo in crisi che trova nella pittura più di un motivo per andare avanti è certamente affascinante, così come è interessante l’idea di questo potere che egli acquisisce man mano che prende confidenza con il suo talento. E’ anche interessante, soprattutto per chi ama l’arte pittorica, leggere pagine in cui si citano grandi artisti e i loro stili pittorici e coinvolgenti sono le riflessioni che King fa sulla particolare magia che si crea davanti a una tela bianca che aspetta di essere dipinta. Anche i personaggi sono molto credibili (come nella gran parte delle opere di King) e riescono a entrarci dentro fino al midollo, specialmente il protagonista, Edgar e il suo amico fraterno Wireman. Nonostante questi aspetti positivi Il libro, come nella maggior parte delle pubblicazioni kinghiane, conta di più di settecento pagine ed è questo, a mio avviso, che può essere considerato un aspetto non proprio azzeccato di Duma key. Per quasi tre quarti del libro il ritmo infatti è piuttosto lento e spesso impera la noia. Troppe descrizioni, troppe riflessioni del protagonista, scene spesso inutili che spossano non poco il lettore che vorrebbe saggiare qualcosa di più “succoso”. Certo, ci sono pagine coinvolgenti, soprattutto quelle riguardanti il rapporto di Edgar con la figlia prediletta o con l’amico Wireman e l’anziana Elizabeth e poi l’insinuarsi lento dei misteri di Duma che verranno svelati abbondantemente nella seconda parte del libro. Ed è allora che il romanzo prende quota. Dopo aver letto tre quarti di Duma Key lo scrittore da effettivamente il meglio di se introducendo nella storia fantasmi, zombi ed entità malefiche insieme a improvvisi a colpi di scena e risvolti originali che lasciano di stucco il lettore. Tutto viene condito con un ritmo decisamente più spinto e, come detto, da un finale tra i più spettacolari scritti dal Re.
In sintesi Duma Key è un libro che può essere tranquillamente letto senza rimpiangere i soldi spesi ma, per chi non ha voglia o tempo di immergersi in quasi ottocento pagine e predilige quelle storie che tengano sempre salda l’attenzione del lettore, è meglio rivolgersi altrove pescando nella bibliografia kinghiana  un’opera magari made anni settanta-ottanta.

©Sergio Di Girolamo

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