Dellamorte Dellamore: Recensione
- Cinema Cinema Horror
- 16 Giugno 2022
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Nazione
Italia
Anno
1994
Regia
Michele Soavi
Sceneggiatura
Michele Soavi, Gianni Romoli
Produzione
Tilde Corsi, Gianni Romoli, Michele Soavi
Cast
Rupert Everett, François Hadji-Lazaro, Anna Falchi, Anton Alexander, Mickey Knox, Fabiana Formica, Stefano Masciarelli
Le avventure di Francesco Dellamorte, guardiano del cimitero del paesino di Buffalora, che lotta per non far uscire gli zombi, o meglio i “ritornanti”, dal cimitero del paese. Ma la sua lotta è utile a qualcosa?
Inizio in un modo un po’ anomalo questa recensione perché sulla genesi di questo film ne ho sentite tante, ma nessuno ha mai considerato che (anche al Dylan Dog Day di Ravenna, chi ha presentato questo film ha omesso queste informazioni) Francesco Dellamorte (il personaggio protagonista del film) e Gnaghi nascono sì dalla penna di Tiziano Scalvi ma non hanno avuto origine nel romanzo Dellamorte Dellamore ma in un numero speciale di Dylan Dog (il terzo per la precisione Orrore Nero) e successivamente apparirono anche in una storia breve della testata Stella cadente. Essi raffigurano una specie di doppelgänger di Dylan Dog e del suo assistente Groucho. Nell’albo scopriamo l’origine dei ritornanti (inutile dire che c’entra Xabaras, il nemico n° 1 di Dylan Dog) e nel fumetto sono riportate alcune scene che appaiono anche nel film di Michele Soavi (nel libro non lo so, ma m’immagino di sì, perché non l’ho letto). Sclavi deve avere amato talmente il personaggio, o l’idea, che l’ha sviluppata scrivendo il suddetto romanzo. Punto di partenza per scrivere la sceneggiatura è stato comunque il libro di Sclavi. Il libro però non ha una trama ma si sviluppa per vari episodi raccontati nei singoli capitoli. Questo è stato una dei problemi che hanno dovuto affrontare gli sceneggiatori per scrivere il film; in quanto rendeva complicato sviluppare una trama. Gli sceneggiatori sono comunque riuscirti a sviluppare un filo conduttore che si evolve per tutta la durata del film ma in ogni caso la struttura a episodi (anche se fra loro collegati) resta nel lungometraggio. Vi scrivo tutto questo perché chi non conoscesse niente del film, può rimanere spiazzato a una prima visione. Siamo abituati a film con gli zombi con una trama ridotta al minimo e un’evoluzione action durante lo scorrere della pellicola alternata a situazioni minacciose, dove l’adrenalina sale e a momenti puramente gore. Dellamorte Dellamore non è così: le scene di puro terrore latitano, così come le scene splatter. L’andamento in parte ve l’ho già segnalato e se anche a una prima visione il film non vi apparirà un granché, datemi retta: concedetegli un’altra chance. Noterete che già alla seconda visione si apprezzerà di più tutto quello che Soavi si è inventato in fase di regia. Si noterà la struttura circolare del film, ci si affezionerà ai personaggi di Francesco Dellamorte (cinico e disilluso ma con un particolare senso dell’umorismo) e Gnaghi che sono caratterizzati in maniera egregia, si comincerà ad apprezzare alcune battute e alcune scene rimarranno imprese nella memoria. Alla fine cominceranno a piacere anche i difetti di una pellicola del genere (in primis alcuni effetti speciali che si notano in tutta la loro artigianalità, ma provocano un effetto strano che non stona con la particolare atmosfera stralunata del film). Apprezzerete anche il tema musicale del film che rimane in testa già dopo la prima visione del film. E forse si riesce a capire anche quella brusca sterzata che si ha a tre quarti del film: l’atmosfera disincantata e favoleggiante che si aveva fino a questo punto diventa schizofrenica e delirante e tocca vette di pazzia che prima non ci aspettava (ecco l’unica cosa che ancora mi spiazza nella visione di questo film). Il finale poi, come ho già detto, si riallaccia alla scena iniziale che si trova nei titoli di testa. Occhio ha questa genialata.
Nota: durante il Ravenna Nightmare Festival hanno affermato che questo film è importante perché chiude la stagione degli horror italiani. Personalmente non sono d’accordo. Per me la stagione dell’horror tricolore si chiude con il film L’arcano incantatore di Pupi Avati realizzato ben due anni dopo. Una nota che molti sanno. Rupert Everett, l’attore che interpreta Francesco Dellamorte, è colui che ha ispirato le fattezze fisiche di Dylan Dog. Questo crea un curioso conto circuito e per questo all’epoca alcuni giornali pubblicizzavano Dellamorte Dellamorecome un film su Dylan Dog.
© Daniele Lombardi