Black Kiss: recensione

 Black Kiss: recensione

Los Angeles anni ’80  Dagmar Laine è una prostituta trans e amante dell’ex star del cinema degli anni ’50 Beverly Grove, entrambe sono alla ricerca di una pellicola tratta dalla collezione di film pornografici del Vaticano, in cui aveva recitato Beverly. L’opera  è nelle mani di padre Frank Murtaugh cui è stata inviata da suo fratello, cardinale in Vaticano. Laine cerca di sottrarre la pellicola al prete, ma prima che ci riesca viene rubata da una suora. Più tardi òe die avranno modo di incontrare Cass Pollack, un musicista jazz ed ex eroinomane in fuga dalla polizia e dalla mafia, a cui le due daranno il compito di recuperare il prezioso film in cambio di un alibi.  La ricerca di Cass non sarà semplice e si troverà coinvolto in un turbine di eventi tra morti ammazzati, sette sataniche, sesso e sparatorie.

È risaputo che l’essere umano è attratto da ciò che proibito. Al di là di falsi moralismi e incipiente bigotteria, la curiosità e il desiderio di accostarsi e svelare il proibito è una tentazione troppo forte. Il fumetto di Howard Chaykin (che è sceneggiatore e anche disegnatore) è opera che sguazza nelle acque del proibito, e quando la censura obbligò gli editori a imbustarlo per poterlo vendere al pubblico, il desiderio di svelare ciò che era vietato raggiunse livelli esponenziali, decretando contemporaneamente il successo del fumetto. E’ chiaro che di fumetti scomodi e controversi ne erano stati realizzati, pensiamo alle collane hard, ma chiaramente erano pubblicazioni che giravano in un sottobosco editoriale, dentro circuiti di vendita settoriali, e solo per un pubblico adulto. L’opera di Chaykin era invece disponibile nelle migliori fumetterie, del resto l’autore era già un nome importante nel panorama fumettistico internazionale soprattutto per il cult American Flag. Con Black Kiss egli ha rischiato grosso vincendo però la partita. Ma perché l’opera di Chaykin si porta appresso quest’aura di fumetto maledetto e proibito? Per darvi un’idea tra le pagine di Black Kiss si trovano: vampire lesbiche, poliziotti corrotti che non si fanno scrupoli  a uccidere donne e bambi. preti pedofili, sette sataniche, video porno che girano in Vaticano, persino il protagonista è un tipo poco edificante, che agisce per il proprio tornaconto. Non ci sono eroi e tutto risulta essere un quadro spietato di un’America priva di valori. Su tutto campeggiano tavole piuttosto spinte nelle quali i personaggi, in primis le due femme fatale, copulano alla ricerca del piacere fine a se stesso. Il genere in cui si può incasellare Black kiss è una sorta di Noir Horror con venature Hard, un trittico esplosivo che ha spinto Chsykrin a scrivere e disegnare Black Kiss 2 a circa trent’anni di distanza. Dal punti di vista grafico, l’opera non è sempre convincente, lo stile dell’autore a volte tocca vette elevate, puntando su contrasti evocativi dal taglio espressionista a volte è un po’ grezzo e frettoloso, ma comunque funzionale allo sviluppo della trama. Sul soggetto e la sceneggiatura nulla da dire, Black Kiss è un’opera originale, controversa e ben scritta, un fumetto che accontenta diversi palati, specialmente chi desidera varcare le soglie del proibito immergendosi in una storia torbida ed estrema, un’opera che aveva intenzione di spaccare in due l’editoria del fumetto come ben espresso dallo stesso autore:  “Il libro fu fatto in un momento in cui si parlava seriamente di provare a creare un sistema di classificazione per i fumetti, e l’idea era di realizzare un libro che sarebbe stato spaventoso e offensivo… e divertente”

© Sergio Di Girolamo

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