After Midnight 2 – The Evil building: Recensione
- Cinema Cinema Horror
- 28 Dicembre 2021
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Nazione: Italia
Anno: 2020
Regia: Nicola Pegg, Francesco Longo, Daniele Misischia,
Davide Pesca, Davide Cancila,
Fabrizio La Monica,
Roberto Albanesi,
Luca Bertossi
Sceneggiatura: Nicola Pegg, Francesco Longo, Fabrizio La Monica, Roberto Albanesi, Luca Bertossi
Cast: Ivan Brusa, Stefano Galli,Corrado Solari, Giuseppe Duminuco, Oleksandra Simishyna, Davide Pesca
The Evil Building – After Midnight 2 è un film antologico composto da ben otto cortometraggi che affrontano in modo disparato e personale l’idea di cinema horror. Diciamo subito che il prodotto è ben fatto e che Davide Pesca e Francesco Longo, i promotori del progetto (anche del primo After Midnight) hanno fatto un buon lavoro; di certo molto al di sopra di altre pellicole antologiche che spesso presentano progetti al limite dell’amatoriale. Nei corti scelti tutto è ben curato (a parte alcune sbavature in alcuni segmenti dove la recitazione è poco convincente e alcune location magari sono troppo “caserecce”. La pellicola ha come filo conduttore degli otto episodi i corridoi di un hotel, l’evil building del titolo, nelle cui stanze, citando un pò Shining, si consuma l’orrore. Questa sequenza cornice fa parte anche di quelle poche cose non mi hanno convinto, girata anche con scarsa qualità rispetto al resto.
Solitamente in una valutazione collettiva si parte dall’elemento meno convincente fino ad arrivare al podio. Invece ho deciso di partire subito dal corto che secondo me è il più riuscito per continuare su questa falsariga.
Abyssus di Fabrizio La Monica è di certo il segmento che mi ha colpito maggiormente. Una storia morbosa, squallida, in cui si mette in risalto un tema delicato che tocca un prete costretto a venire a patti con un tizio misterioso e inquietante. Il regista è molto attento nella cura dei dettagli, è gira un prodotto dalla qualità alta che usufruisce anche dell’interpretazione magistrale dei due attori: Corrado Solari e Giuseppe Duminuco.
Secondo posto per Feralia di Davide Cancila. La storia ha come protagonista un luogo, la casa dove abitano due coniugi, costruita su un terreno maledetto. Una notte la donna sparisce nel nulla senza lasciare traccia se non un medaglione misterioso. Per l’uomo, rimasto solo, la vicenda diventa un’ossessione personale che lo porta a conoscere una verità inquietante. Mi è piaciuta molto la cura della fotografia, il senso di disagio che il regista riesce a trasmettere utilizzando i luoghi chiusi. Personalmente avrei inserito qualche effetto speciale più truculento per accentuare ancora di più l’orrore della vicenda.
Soltanto Parole di Daniele Misischia, altro bel corto girato in bianco e nero, che gioca con tempi rarefatti e con un’atmosfera malsana, lasciando che sia solo la musica a parlare, perché le parole che vediamo pronunciare dai protagonisti, una classica famigliola benestante, l’uno all’orecchio dell’altro, nascondono un segreto che conduce all’incontro con la morte. Misterioso.
Si continua con Khalimbu di Nicola Pegg il cui tema centrale ruota intorno a un libro ritrovato in spiaggia da una ragazza durante il quotidiano jogging. Lei porta il reperto a un professore esperto di testi antichi. Ben presto però il contenuto del libro e le rivelazioni sconvolgenti ivi contenute provocheranno effetti distruttivi sui protagonisti. Del corto mi è piaciuto molto l’uso delle luci, la qualità delle riprese, soprattutto quelle aeree, anche il tema e il pathos creato nella prima parte, che mi richiamano un pò a Lovecraft, uno dei miei scrittori preferiti. Interessante anche Mandragoras di Francesco Longo, il cui tema è la violenza sulle donne. Peccato che il protagonista maschile, interpretato tra l’altro proprio da Daniele Pesca, ignori che la sua ragazza sia una strega e che, stanca di prenderle, decida di utilizzare tutte le sue conoscenze magiche per vendicarsi. Mi è piaciuta la parte esterna, meno le riprese interne. La protagonista, Oleksandra Simishyna, a volte mi ha convinto (appunto le scene a contatto con gli elementi esoterici di una natura arcana e misteriosa) altre no, soprattutto quando, subendo la violenza, non sembra riuscire a trasmettere visivamente la sofferenza.
Il debito di Luca Bertossi gioca la carta della ghost story. Il fantasma in questione è quello di una madre che lascia in eredità ai tre figli una casa ma anche un bel pò di debiti. Tuttavia l’equilibrio precario tra gli eredi viene scosso maggiormente da eventi inspiegabili che portano a una scomoda scoperta. La storia tutto sommato è molto intrigante, buone alcune inquadrature ad effetto come la riprese di alcuni angoli della casa che mi hanno messo a disagio, presente anche una delle poche sequenze di tutto il progetto che mi ha hanno fatto fare un salto sulla sedia (la scena in cui appare la madre morta). Tuttavia il corto pecca dal punto di vista della qualità rispetto ad altri sia sotto il profilo visivo che nella prova attoriale. Ipocondria di Davide Pesca mi convince meno degli altri per la mancanza di una trama che mi lasci seguire una storia. Siamo in effetti più dalle parti della video arte, di certo con buoni effetti speciali e una bella protagonista, che rifiuta tutte le cure sanitarie ai suoi mali per curarsi da sola, fino ad autodistruggersi ma, appunto, la mancanza di una storia e il tripudio di effetti visivi e sonori, non sempre di buona qualità, mi spingono a posizionare il corto al penultimo posto. Ultimo posto Che gita di merda di Roberto Albanesi, ma che in una rassegna di cinema non di genere avrei anche potuto mettere ai piani alti perchè mi ha veramente fatto sganasciare dalle risate, divertentissimo e per me riuscito nel suo intento (appunto divertire) nonostante la sua natura semi amatoriale che è di certo stata voluta per il tipo di cinema che il regista propone (Ed Wood docet). Riguardo alla trama be… che ci importa quando gli attori indossano parrucche e baffi finti, ci sono satanisti vestiti con sacchi dell’immondizia, il diavolo veste in calzamaglia e mutande e tutta un’accozzaglia di roba sgangherata che però ci fa passare minuti di puro divertimento.
© Sergio Di Girolamo