A cena con il vampiro: Recensione

 A cena con il vampiro: Recensione

Nazione: Italia

Anno: 1987

Regia: Lamberto Bava

Sceneggiatura:Lamberto Bava, Dardano Sacchetti

Cast: George Hilton, Riccardo Rossi, Patrizia Pellegrino, Yvonne Sciò, Valeria Milillo

GIUDIZIO
0.5/5

Un famigerato regista (in realtà un vampiro) invita un gruppetto di quattro ragazzi nella sua magione. Durante una cena, il mostro minaccia i quattro ragazzi: se non lo uccideranno prima del sorgere del sole loro moriranno. Chi vincerà questa lotta? Chi uscirà vivo dalla magione del vampiro?

A cena con il vampiro o come lo chiamo io “A cena con il vamp-pirla”, è uno dei punti più bassi della filmografia di Lamberto Bava insieme a Dentro il cimitero (o Una notte al cimitero che dir si voglia). Che dire? A volte penso che il modello per questo film sia Fracchia contro Dracula ma senza le parti divertenti. Il film è di una noia pazzesca e si vede che è stato tirato per le lunghe il più possibile per raggiungere i tempi utili per un lungometraggio a discapito della qualità. Lo guardi per la prima mezz’ora e non succede niente: va beh, è la parte introduttiva, dove si presentano i personaggi e la situazione, può capitare. Finalmente inizia la cena (almeno il titolo ha un senso) e chissà, magari accade qualcosa: ma che, niente. La tensione latita e le minacce del vampiro paiono così ridicole che solo quattro idioti (per un caso è proprio il numero dei protagonisti) le prenderebbero sul serio. Inizia la parte finale e il masochista (io credo di esserne il re perché me lo sono visto due volte questo film e a breve mi riguarderò anche Una notte al cimitero) che è arrivato fin qui e vuole continuare la visione per sapere come va a finire, magari sperando in qualche morte violenta dei protagonisti (peraltro più che meritata), rimarrà deluso.
I protagonisti non fanno altro che correre da una stanza all’altra del castello, il vampiro li segue, li minaccia ma raramente si trova con loro nella solita stanza. Certo, bisogna ammettere che la trovata per ammazzare il vampiro è davvero originale (un’idea simile si trova in un noto romanzo) ma si rovina con le scene finali che fanno veramente cascare le braccia. Come se non bastasse, il non sviluppo del film è contornato dalle battute veramente irritanti di Riccardo Rossi che farebbero smettere di ridere anche una Iena ridens e le scenette del servo del vampiro, un simil Boris di Fracchia contro Dracula, le cui disavventure dovrebbero fare ridere, ma in realtà fanno solo compassione (nel senso che mi dispiaceva per ciò che gli capitava). Un’occasione sfruttata malissimo, anche per un film televisivo. Il mio unico rammarico è che all’inizio del film appare un vampiro, uno dei più belli e spaventosi che abbia mai visto sullo schermo: peccato che sia stato inserito in questo film. Per chi non lo sapesse, Lamberto Bava è il figlio di Mario Bava (il grande maestro dell’horror italiano anni 60 -70) e poi ha collaborato prima con Pupi Avati e poi con Dario Argento. Come dico a tutti i miei amici che non conoscono l’horror, Lamberto Bava è famoso per aver diretto Demoni e Fantaghirò. Questo film per la tv fu commissionato dall’allora Reteitalia insieme ad altre tre per il ciclo “Brivido giallo”. Gli altri tre film (tutti diretti da Lamberto Bava) sono La casa dell’orco, Per sempre (Fino alla morte che dir si voglia) e Una notte al cimitero. Che dire La casa dell’orco è il migliore del quartetto (non è eccelso ma raggiunge una sufficienza), A cena con il vampiro e Una notte al cimitero competono per il film peggiore. Mi permettete di concludere con una piccola digressione. Quando ero bambino, non ero molto amante dell’horror, anzi lo detestavo perché mi spaventava. Pensate che tre immagini viste durante i trailer pubblicitari turbavano le mie notti: una era l’immagine di un vampiro che correva nel tunnel in penombra di un castello. Pensate la mia sorpresa quando ho scoperto che questa immagine è tratta da A cena con il vampiro. Volete sapere le altre due? Un ragazzo che rompe gli schermi di vari televisori che trasmettono un essere mostruoso che corre verso di lui (Demoni 2) e un pagliaccio che appare e scompare fra le lenzuola bianche distese ad asciugare (It).

© Daniele Lombardi

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