Muse comes home, il secondo cortometraggio horror di Claudio Chiaverotti: recensione

 Muse comes home, il secondo cortometraggio horror di Claudio Chiaverotti: recensione


Nazione
Italia

Anno
2024

Regia
Claudio Chiaverotti

Sceneggiatura
Stefano Fantelli

Produzione
Cronenter Films, Massimo Bezzati, Horror Dipendenza, Massimo Costante

Cast
 Matteo Pasquini, Roberta Di Somma, Mario Giustini, Matteo Benvenuti, Ginevra Susio, Carlo Lucarelli, Silvia Riccò

GIUDIZIO
3/5

Un misterioso contagio si propaga in tutto il globo, causando in breve tempo il collasso del mondo civilizzato e delle sue istituzioni. L’epidemia devasta l’umanità e infetta le persone, che però non muoiono: non sono zombie, non vanno in putrefazione, non sono morti viventi, ma vivi morenti. Gli infetti restano immobili anche per molti giorni quando sono nello stato di catalessi, oppure si spostano quasi impercettibilmente di pochi centimetri alla volta, ma sono in grado di correre molto velocemente quando sono svegli, per cercare di catturare le persone ancora sane, uccidendo in modo truculento chiunque gli capiti a tiro, perché la malattia provoca in loro istinti omicidi e atteggiamenti psicotici. Una giovane coppia in fuga, Julian e Musa, cerca scampo da un gruppo di contagiati che ha un clown come capobranco. In seguito a un violento scontro con alcuni infetti, i due innamorati si perdono di vista, Julian trova quindi rifugio in una piccola casa abbandonata in aperta campagna, e lì resta, in attesa che la sua Musa torni da lui. Ma nella stamberga in cui Julian ha trovato rifugio vive anche qualcun altro…

Claudio Chiaverotti non ha bisogno di presentazioni, chi ama l’horror italiano non può non conoscerlo. E,’ infatti, uno degli sceneggiatori più importanti del fumetto horror italiano per eccellenza: Dylan Dog, ma non solo, perché dalla sua geniale mente sono usciti fuori personaggi interessantissimi a cui la casa editrice Bonelli ha dedicato delle serie ad hoc come Brendon e Morgan Lost. Da fine conoscitore di tutto ciò che ruota intorno all’horror, al fantasy e al fantastico in generale, Chiaverotti non poteva che approdare al cinema, del resto lo  scrittore ha dato modo di condividere, nelle pagine delle testate a fumetti che ha sceneggiato, la sua passione e preparazione sulla settima arte, inserendo più volte citazioni colte di questa o quell’altra pellicola. Forte del successo del suo primo cortometraggio horror “I vampiri sognano le fate d’inverno?”  con cui aveva vinto la 37° edizione del FantaFestival, il regista torna dietro la macchina da presa dirigendo Muse comes home, ideato e sceneggiato da un altro importante autore del mondo dei fumetti e della letteratura horror, Stefano Fantelli , scrittore e sceneggiatore (Dylan Dog, Splatter, Zagor). Il cortometraggio, che vanta anche la partecipazione di Carlo Lucarelli in un cameo (oltre che essere la voce narrante) è una storia che strizza l’occhio a tante pellicole di genere horror che ci mostrano un’umanità al collasso, preda di epidemie e contagi e in lotta per la sopravvivenza. E’ quello che tentano di fare i due protagonisti del corto: Julien e la sua ragazza (la Musa del titolo) che scappano da un’orda di persone contagiate da un virus simile alla rabbia, che diffonde in loro un irrefrenabile istinto omicida. Non sarà facile per loro fuggire all’interno dei confini di Borgo Mascherato,  un luogo fittizio, creato per l’occasione sfruttando le campagne intorno a Busalla (Genova) e a Mordano (Bologna). La regia di Chiaverotti è attenta, caratterizzata da buone inquadrature, anche ad ampio respiro grazie all’uso del drone. Buona la scelta di alcune location, soprattutto quella del cimitero delle auto, che risulta essere un pericoloso labirinto nel quale si aggirano gli infetti (in modo particolare  un pagliaccio armato di mazza da baseball). Il ritmo della narrazione è buono e tiene viva l’attenzione dello spettatore. Gli attori sono molto bravi, in particolar modo i due protagonisti, Matteo Pasquini (Return to Silent Hill) e Roberta Di Somma (Weekend per due con delitto) che riescono a tramettere in modo convincente quel lato sentimentale che è  una delle caratteristiche peculiari della pellicola. I due, a un certo punto, dovranno lottare per non soccombere alla disperazione a causa di una separazione forzata. Questa difficile condizione psicologica è vista, in particolar modo, attraverso gli occhi di Julien che si barrica in casa col suo fucile, in attesa che qualcosa succeda: e qualcosa accadrà, in un finale a sorpresa condito anche da una riflessione universale e sempre molto attuale sulla condizione esistenziale dell’umanità. Dicevo delle citazioni cinematografiche, ebbene in Muse comes home c’è l’imbarazzo della scelta: dalla Notte dei Morti Viventi (vedi la scena della bambina) a IT, passando per 28 giorni dopoIo sono leggenda. Le musiche, affidate a Stefano Agnini, sono piuttosto evocative e si legano perfettamente alle immagini, amplificando il senso di angoscia, in particolare nella scene d’inseguimento ambientate dentro al cimitero delle auto. Qualche appunto devo farlo sul make up, a volte non troppo convincente (alcuni degli infetti sono truccati con del cerone bianco solo in faccia, mentre il resto del corpo presenta ancora una carnagione florida). Non mi hanno convinto appieno alcuni effetti digitali che risultano essere un po’ troppo finti e anche la qualità delle immagini e della fotografia di alcune brevi sequenze che rasentano uno stile amatoriale. Nel complesso questo secondo cortometraggio di Claudio Chiaverotti, che ha un minutaggio superiore rispetto al precedente progetto, si segue con interesse, e anche se la trama non è poi così originale, ti spinge a riflettere su quanto sia importante vivere ogni giorno intensamente, evitando di abbandonarsi alla noia e all’oblio (cosa purtroppo attuale, specialmente tra i giovani d’oggi), e che l’amore può aiutarci a ridarci speranza e vita.

Leggi l’intervista a Claudio Chiaverotti cliccando qui.

© Sergio Di Girolamo