Troll2: recensione
- Cinema Cinema Horror
- 23 Gennaio 2024
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Nazione
Italia
Anno
1990
Regia
Claudio Fragasso
Sceneggiatura
Rossella Druidi
Produzione
Filmirage
Cast
Michael Stephenson, Connie McFarland, George Hardy, Margo Prey, Connie McFarland, Robert Ormsby
Una famiglia decide di passare le vacanze in un villaggio abitato da folletti ma non si accorgono del pericolo che corrono ad eccezione del figlio più piccolo che riesce a entrare in contatto con il fantasma del nonno. Riusciranno a salvarsi?
Da qualche parte lessi (credo su Nocturno) che questo è il più brutto film mai realizzato. Ora non mi ricordo se horror o no. Certamente questo film non è un capolavoro, ma definirlo il più brutto film (horror o no) ce ne vuole. Potrei citare decine di pellicole molto più oscene di questa, e poi, come dico sempre, un film italiano brutto non esiste perché non è brutto, è trash. In ogni caso bisogna ammettere che il film ha parecchie falle, a cominciare dagli effetti speciali. Se sono passabili le uccisioni in cui l’essere umano si trasforma in vegetale, con crescita di escrescenze arboree ed espulsione di liquami verdi (artificio utilizzato per sottrarsi alla censura: per rendere il film splatter, ma non mostrare il colore rosso del sangue, gli ideatori hanno giustamente pensato di sostituirlo con un altro liquido però verde, e bisogna ammettere che la trovata è efficace) al contrario l’aspetto dei troll è veramente osceno e realizzato con dei mascheroni (ma sarebbe meglio dire dei sacchetti come quelli che si usano per metterci il pane) con attaccato delle palline bianche (per imitare gli occhi). Non parliamo poi della caratterizzazione dei personaggi: la strega/regina dei Globin, ad esempio, è uno dei personaggi malvagi più ridicoli che si siano mai visti. Esso è il classico cattivo che si vede nei film del regista (pensate al mago sacerdote di After Death, o al serial killer di Non aprite quella porta 3 oppure alla strega di La casa 5), iper truccato e pieni di tanti (forse troppi) cliché, che caratterizzano la deformità e/o l’animo malvagio dei mostri nei film horror, ma che in definitiva invece di ottenere un effetto di disgusto/repulsione, ottengono invece quello opposto (comico/grottesco). La trama poi è un’accozzaglia di scene slegate fra loro, che a volte rasentano un qualsiasi senso logico rendendo la pellicola molto incoerente: per esempio i personaggi scompaiono, ma a nessuno importa niente di cosa stanno facendo o del perché non si fanno più vivi (e meno male che sono un gruppo di amici molto affiatati). Il regista poi crede che nei film del terrore per fare paura è necessario mostrare allo spettatore una scena splatter, quindi scordatevi la possibilità di vedere scene di tensione (che tra l’altro Fragasso non è capace di creare). Gli attori, poi, sono tutti degli emeriti sconosciuti e fanno quel che possono davanti alla macchina da presa. Allora dopo tutto quello che ho scritto, cosa ci rimane da salvare in questo film? È proprio tutta quest’accozzaglia di elementi che rendono il film simpatico. La pellicola, infatti, non annoia e in ogni caso si ha la curiosità di vedere come procede, per vedere cos’altro si sono inventati, e poi è ricca di citazioni che stuzzicano la visione degli amanti del genere. Ve ne dico una: il paese dove si recano i protagonisti in vacanza si chiama Nilbog che è ovviamente un anagramma. Sapete come i protagonisti lo risolvono? Nello stesso modo in cui in Shining di Stanley Kubrick si scopre il vero significato di Redrum. Ovviamente la soluzione non la dico. Inoltre c’è da citare per lo meno la scena cult in cui la famiglia sta per mangiare il cibo avvelenato dei Goblin. Il bambino chiama il nonno per salvare la famiglia. Il vecchio spettro ferma il tempo per un minuto (così mi pare), ora sta al bambino capire come può fare per evitare che i suoi famigliari non mordano le vivande senza svelare loro il vero motivo. La soluzione migliore, quella di orinarci sopra.
Nota: il film contiene il numero 2 ma non ha alcun legame, tranne che nel titolo, con il Troll di John Carl Buechler. La Filmirage di Aristide Massaccesi (ovvero Joe d’Amato) ha prodotto anche un Troll 3, che non ha alcun rapporto con i due film precedenti. Questo Troll 3 diretto da Fabrizio Laurenti è più conosciuto con il nome di Contamination point 7 o Radici assassine. Claudio Fragasso in questo film non usa il suo classico pseudonimo di Clyde Anderson ma usa quello di Drake Floyd.
© Daniele Lombardi