1.Outside: Recensione
Nazione: Inghilterra
Anno: 1995
Band
David Bowie
Etichetta
BMG
Produttore
Bowie,Eno,Richards
Durata
74min 36sec
Brani
1.Leon Takes Us Outside Leon Blank
2.Outside Prologo
3.The Hearts Filthy Lesson Detective Nathan Adler
4.A Small Plot of Land.
5.(Segue) Baby Grace (A Horrid Cassette) Baby Grace Blue
6..Hallo Spaceboy Paddy
7.The Motel Leon Blank
8.I Have Not Been to Oxford Town Leon Blank
9.No Control Detective Nathan Adler
10.(Segue) Algeria Touchschriek Algeria Touchshriek
11.The Voyeur of Utter Destruction (as Beauty) L’Artista/Minotauro
12.(Segue) Ramona A. Stone / I Am With Name Ramona A.
13.Wishful Beginnings L’Artista/Minotauro
14.We Prick You Membri della Corte di Giustizia
15.(Segue) Nathan Adler Detective Nathan Adler
16.I’m Deranged
17.Thru’ These Architect’s Eyes Leon Blank
18.(Segue) Nathan Adler Detective Nathan Adler
19.Strangers When We Meet Leon Blank
Componenti
David Bowie- Voice
Brian Eno- Sinth
Joey Barron- Battery
Tom Fish- Guitar
Yossi Fine- Bass
collaborazioni varie.
Che David Bowie sia un artista eclettico è risaputo, che l’arte per lui è praticamente la vita è un fatto innegabile. Con 1.Outside il Duca Bianco fonde praticamente tutto il suo genio artistico in un unico album, dando alla luce quello che si può definire un viaggio sonoro tra le immagini. Fotogrammi che prendono forma da testi cripticissimi che Bowie concepisce ispirandosi direttamente ai famosi Cut-Ups Bourroghsiani. Ciò è spiegato dallo stesso artista che afferma: “Ho preparato un nuovo programma nel mio computer capace di mescolare alla rinfusa i miei scritti verso per verso, tre parole per tre parole, e produrre composizioni di immagini e descrizioni del tutto diverse da quello che avevo programmato; una specie dei cut ups di Bill Burroughs da macchina elettronica. Ho fatto in pochi secondi quello che dal 1973 avevo fatto con colla e forbici”.
Il disco narra la storia di un certo Nathan Adler, investigatore hacker che si trova ad indagare su una serie di delitti definiti “artistici” ma che egli stesso, titubante, rinnega affermando più volte “ma era arte?“, in particolare quello che lo colpisce fino a all’ossessione è l’omicidio di una ragazza chiamata Baby Grace. La descrizione dell’uccisione ci può dare un’idea su quali estremizzazioni artistiche Bowie si focalizza: uno spirito multi dotato al nero iniziò la dissezione della quattordicenne Baby Grace. Le braccia della vittima furono ridotte a puntaspilli da 16 aghi ipodermici che le pompavano dentro quattro conservanti principali, sostanze coloranti, fluidi da trasporto per informazioni memorizzate e certa altra roba verde. Col diciassettesimo ed ultimo vennero estratti tutto il sangue e i liquidi.” e via dicendo. Nelle sue indagini Adler scopre che altri personaggi controversi utilizzano l’arte come forma di omicidio oppure è l’arte stessa a essere sinonimo di dolore e morte. Musicalmente il disco è quanto di meglio, a parer mio, Bowie abbia realizzato. C’è praticamente tutto l’universo dell’artista fatto di sperimentazioni che spaziano da un certo rock industriale, all’elettronica più spinta, al funk glam, all’ambient music, il tutto intervallato da passaggi in cui sono i personaggi stessi parlare. In 1.Outside c’è il Bowie più intimista, il più sofferto e pessimista, lascio che siano le sue stesse parole a chiudere: “Ciascuno crea il suo doppio e poi lo riempie di tutte le sue colpe e poi lo distrugge… Mi sembrava più facile vivere attraverso un altro io. Il problema era che così sfumava il confine tra normalità e follia”.
© Sergio Di Girolamo