David Cronenberg
Benvenuti nell’ambulatorio del dottor Cronenberg, dove l’essere umano viene “visceralmente smembrato” per essere studiato in profondità. Cronenberg è uno di quei geni che lasciano il segno. Di Cronenberg si può affermare che è tra i pochi registi di genere horror che è riuscito a sdoganare il proprio cinema dal circuito del cinema indipendente al panorama del cosiddetto cinema mainstream continuando a comunicare le sue tematiche anche con pellicole autoriali e dal grosso budget senza perdere la verve iconoclasta che lo contraddistingue. I suoi argometi del resto affrontano temi complessi che hanno a che fare con la profondità della natura umana, puntando l’attenzione sugli aspetti psicoanalitici (principalmente quelli di matrice sessuale). Il suo cinema è definito dalla critica body horror perché esplora le mutazioni fisiche che possono scatenarsi sul corpo dell’uomo al verificarsi di eventi che provocano dei cortocircuiti psichici la cui causa scatenante, come detto prima, è spesso di natura sessuale. I protagonisti dei suoi film vivono spesso il terrore di trovarsi di fronte alla mutazione del proprio corpo, a fatali infezioni e irrimediabili contaminazioni della carne ai danni di virus letali. Nei film di Cronenberg l’elemento psicologico e le mutazioni corporee si sposano anche con la tecnologia e quindi la biomeccanica arrivando anche a strizzare l’occhio al cyberpunk.
David Cronenberg nasce a Toronto il 15 marzo 1943 da una famiglia di fede ebraica. Il regista si dichiara ateo affermando che “molte sono le cose che ci aiutano a evadere dalla realtà del corpo umano che per me, ateo che non crede a una vita ultraterrena e allo spirito che vive separatamente dal corpo, è un’evasione dalla realtà della condizione umana”. Si laurea in lettere all’Università di Toronto, e in quegli anni si appassiona alle produzioni letterarie della beat generation, specialmente alla narrativa di William Burroughs. Si diletta a scrivere racconti di fantascienza e tra i primi esperimenti con la videocamera produce due corti interessanti
Transfer(1966) eFrom the Drain (1967). E’ però il 1975 l’anno cruciale per il futuro regista canadese perchè scrive e dirige Il demone sotto la pelle, prima fondamentale opera contenente già tutti gli aspetti che delineeranno la poetica “psicopatologicocarnale” del suo cinema. La pellicola ci mostra gli effetti devastanti di un virus creato dal solito mad doctor che attraverso sostanze che disinibiscono le pulsioni sessuali dell’individuo (attraverso la produzione di creature vermiformi che si installano dentro il corpo dell’infetto) spinge a sfogare irrefrenabili desideri sessuali dell’infetto su chiunque gli capiti a tiro fino a raggiungere derive in cui il sesso si miscela con la violenza. Il contatto sessuale (anche attraverso un semplice bacio) provoca la trasmissione del virus e dei vermi. Cronenberg ambienta il film in un complesso residenziale di ultima generazione definito “asettico” ma nel quale, come accade, il virus riesce a proliferare con effetti devastanti. Vi è chiaramente un debito nei confronti de La Notte dei morti viventi perchè le orde degli infetti, nonostante cerchino di copulare col primo che capita piuttosto che sbranarlo, ricordano parecchio i morti ambulanti di Romero, tuttavia il gore e lo splatter sono garantiti dalle sequenze in cui la carne degli infetti viene smembrata dai famelici vermi. Praticamente Cronenberg sfrutta un idea da cinema di serie b per farci riflettere su concetti molto alti quali le pulsioni sessuali irrefrenabili che determinano un cambiamento nell’individuo fino, in questo caso, a situazioni estreme. Questa miscela tra fantahorror da drive-in teso ad affrontare però tematiche complesse sarà un marchio di fabbrica del cinema di Cronenberg almeno fino alla fine degli anni ottanta. Dato il successo della pellicola che, è bene sottolinearlo, appartiene comunque al filone del cinema indipendente a basso budget (garantendo peraltro al regista molta libertà), Cronenberg continua ad affrontare le sue ossessioni che sono in fondo le ossessioni dell’essere umano, attraverso altri film importanti. In Rabid sete di sangue la mutazione avviene attraverso innesti di natura cutanea, mentre in The Brood, la covata malefica il regista affronta il tema della depressione post parto con conseguenze di natura psico telepatica. Scanners scandaglia ancora più a fondo i misteri della mente e con Videodrome viene messo in risalto il connubio tra visioni mediatiche estreme (attraverso trasmissioni televisive snuff) con le solite mutazioni psico carnali legate alle consuete pulsioni sessuali. Videodrome chiude il periodo in cui Cronenberg si muove nel circuito indipendente, dove le sue creature filmiche sono praticamente tutte ideate e sceneggiate da lui stesso. Sono tutte pellicole di successo di pubblico e critica, opere destinate a rimanere negli annali della settima arte. Proprio per questo Cronenberg inizia a essere sedotto dalle major. Nel 1983 Dino De Laurentis offre a Cronenberg l’opportunità di dirigere La Zona Morta film dell’omonimo capolavoro del Re dell’horror letterario Stephen King. La storia è perfetta per il regista canadese perchè l’argomento trattato ha a che fare con i poteri delle mente, precisamente con quelli precognitivi. In più il protagonista, un grandissimo Christopher Walken, rende vivido il disagio psicologico e fisico nel possedere il “dono” fino a un incredibile finale. Il film è un grandissimo successo (come il libro del resto) e Cronenberg, nonostante il film sia abbastanza fedele al testo narrativo, ci mette del suo inserendo trovate geniali quali quella di trasferire fisicamente il corpo del veggente nei luoghi delle sue visioni. Acquisita ormai popolarità presso i grandi produttori Cronenberg può osare proponendo progetti ambiziosi. Uno di questi è il remake de L’esperiemento del dottor K cult degli anni cinquanta con Vincent Price. Nella versione targata Cronenberg del 1986 dal semplice titolo de La Mosca le vicende dello scienziato Seth Brundle interpretato da un Jeff Goldbrum nel ruolo della sua vita sono portate all’estremo attraverso l’estetica carnale di Cronenberg. Nel film, ancora una volta, il regista canadese filma tutte le sue ossessioni tra esperimenti illeciti e rigetto di qualunque etica a favore della fama e gloria personale. Brundle infatti vuole sfruttare la sua rivoluzionaria scoperta riguardande il teletrasporto per diventare famoso ma così facendo, e a causa dell’ossessione sessuale per una giornalista, perde il controllo di se stesso e commette un tremendo sbaglio che lo porta a fondersi con un insetto. Tra tematiche kafkiane e ossessioni alla dott. Frankenstein Croenenberg, grazie anche al mega budget a sua disposizione (tra i produttori c’è anche un insospettabileMel Brooks), ci delizia con scene di mutazioni fisiche veramente ben fatte (il film riceverà l’oscar per i migliori effetti speciali realizzati da Chris Walas). Ad oggi per molti questo film è il capolavoro del regista che però non si ferma lì, anzi. Due anni dopo dirige Inseparabili pellicola che analizza il rapporto particolare che lega a fil di ferro i gemelli. I due protagonisti, i fratelli Mantle, interpretati da un intenso Jeremy Irons perfetto per la parte, sono due ginecologi rivoluzionari che inventano nuove terapie e nuovi strumenti per la categoria medica, ricevono premi e attestati di stima dalla comunità scientifica. Elliot è quello più estroverso mentre Beverly è il più dimesso ma l’amore che l’uno prova per l’altro è fortissimo. Per questo quando nel loro microcosmo perfetto subentra una celebre attrice con una particolare malformazione uterina i due, entrambi attratti da lei, perdono il controllo, fino a delle estreme conseguenze per la psiche. Il film è Cronenberg a tutto spiano con scene che, se non hanno l’estremismo visivo delle pellicole precedenti, concettualmente sono vicinissime alle sue ossessioni, specialmente quelle che ci mostrano le mutazioni psicologico ossessive a cui vanno incontro i due gemelli. Dopo un capolavoro quale Inseparabili Cronenberg si getta a capofitto su un progetto ambiziosissimo, ovvero la trasposizione di uno dei libri cardine della beat generation in acido: Il pasto nudo di W.S.Burroughs uomo monumento di un epoca capace di scrivere un’opera malata e oltraggiosa come poche. Il libro, in effetti, è assolutamente anti lineare, non c’è una trama ben precisa ma tutta una serie di situazioni (molte vissute dallo stesso scrittore) surreali e grottesche che difficilmente si potevano rappresentare su pellicola. Cronenberg invece, nonostante ha sempre dichiarato di non essere completamente riuscito a trasferire la completa essenza del libro nel suo film, tira fuori un’opera eccezionale, visivamente stupenda e fuori dalle righe. Del resto lui era l’unico regista in grado di portare sullo schermo un’ossessione in acido (tra droghe di ogni tipo, insetti abnormi, sesso spinto, omosessualità e carnale violenza) quale è il capolavoro di Burroughs, che assistette personalmente alla realizzazione del film. Nel 1993 Cronenberg dirige M.Butterfly ancora con Jeremy Irons protagonista. La storia è ben nota a tutti, soprattutto perchè ricalca anche l’omonima opera di Puccini. Un uomo occidentale che per amore di una donna orientale decide di perdere se stesso, tutte le sue sicurezze e le abitudini, assumendo praticamente una nuova identità con effetti poi deflagranti. Il film è lontano mille miglia dalle atmosfere del regista canadese anche se le tematiche psicologiche che ci sono alla base sono certo connesse col suo pensiero. Certamente M.Butterfly è un bel film ma non certo apprezzabile per chi in Cronenberg cerca anche il piacere visivo di situazioni estreme e ributtanti che da sole evocano sensazioni e suscitano riflessioni forti e profonde. Il regista però si rifà subito dando in pasto ai suoi estimatori più carnali Crash, pellicola ricavata dall’omonimo libro scandalo di J. Ballard nel quale i protagonisti sono ossessionati dal sesso fatto in circostante alquanto singolari, ovvero dentro le automobili (meglio se incidentate). L’eccitazione sessuale dei personaggi sale infatti quando “fondono feticisticamente” i loro corpi con le cromature, le parti meccaniche, gli accessori e i rivestimenti delle automobili. In questo connubio ossessivo di carne e metallo si evince in Cronenberg un certo gusto per il cyberpunk, oltre che ovviamente per l’analisi di deviazioni mentali e fisiche (sempre meno visive e sempre più concettuali). Il film è bellissimo ed è stato beccato dalla critica per le sue scene di sesso spinto (anche se Croneberg non ha minimamente sfiorato l’estremismo sessuale ai limiti del porno del libro di Ballard). Tre anni dopo Crash, quindi nel 1999 il regista torna a dirigere un film che si lega alle sue produzioni anni ottanta; Existenz è infatti molto vicino a capolavori quali Scanners e Videodrome, specialmente quest’ultimo. Mentre in Videodrome ad essere preso di mira era il media televisivo in Existenz Cronenberg ci fa riflettere sul mondo dei videogames e delle realtà virtuali, e lo fa alla sua maniera, attraverso invenzioni visive che da un pò di anni il regista non regalava allo spettatore (la console a cui i giocatori si connettono è una specie di creatura di carne mutante la cui estremità a forma di coda uncinata si innesta dentro una bio porta installata dietro la schiena dei giocatori). La pellicola è avvincente e anche piena di scene d’azione. Il finale è spiazzante e geniale. Anche se sono evidenti alcuni richiami a Videodrome (la pistola mutante che spara denti sembra la mano-pistola di James Woods appunto in Videodrome) il film, che finalmente vede il regista di nuovo mettere mano alla sceneggiatura e a tutto il processo produttivo, è certamente sincero nel riproporre lo stile body horror di tanti successi precedenti. Da lì in poi Cronenberg torna a dirigere pellicole costose e patinate, nuovamente attraverso le major, con artisti di grosso calibro (Viggo Mortensen su tutti) che, concettualmente, sono cronebergheriane a tutti gli effetti (si pensi a Spider e A Dangerous Method) ma visivamente sono sempre più distanti dal nichilismo estremo delle opere primigenie. Addirittura si arriva allo sbadiglio involontario nell’ultima opera, Cosmopolis del 2012 con protagonista l’inaspettato Robert Pattinson di Twilight.
Cronenberg si è anche dilettato come attore in diverse pellicole ma quella che mi piace citare è Cabal dell’amico di “sangue” Clive Barker .
Cronenberg è sicuramente uno dei cinque registi fantahorror più rappresentativi di tutti i tempi e, contemporaneamente, uno degli artisti più geniali e amati dalla critica “colta” del cinema mainstream. Del resto non ha mai veramente sbagliato un film, anche quelli non propriamente legati al suo stile (A History of Violence) o poco incisivi (Cosmopolis) sono comunque superiori alla media. Non a caso nel 1999 è stato scelto per fare il presidente della giuria a Cannes ed è stato definito da Gilles Jacob “cineasta filosofo”.
© Sergio Di Girolamo
Filmografia
Stereo (1969)
Crimes of the Future (1970)
Tourettes (1971)
Film TV
Il demone sotto la pelle (Shivers) (1975) Rabid sete di sangue (Rabid) (1977)
Veloci di mestiere (Fast Company) (1979) Brood – La covata malefica (The Brood) (1979)
Scanners (1981)
Videodrome (1983)
La zona morta (The Dead Zone) (1983)
La mosca (The Fly) (1986)
Inseparabili (Dead Ringers) (1988)
Il pasto nudo (Naked Lunch) (1991)
M. Butterfly (1993)
Crash (1996)
eXistenZ (1999)
Spider (2002)
A History of Violence (2005)
La promessa dell’assassino (Eastern Promises) (2007)
A Dangerous Method (2011)
Cosmopolis (2012)
Maps to the Stars (2014)