H.P. Lovecraft
Se il termine horror sovrannaturale ha un illustre rappresentante in letteratura, uno scrittore capace di creare le basi di un intero genere (che si diffonderà a macchia d’olio nel novecento e che possiamo definire Fantahorror) questo è di certo H.P.Lovecraft. Se Edgar Allan Poe è stato un tessitore d’incubi psicologici e di orrori morbosi legati ai misteri della mente umana, Lovecraft ha piuttosto partorito un universo metafisico popolato di mostruose creature, spesso così orribili da che i personaggi non riescono neanche a definirle con precisione. Questi mostri hanno un solo scopo: distruggere il genere umano e riprendersi il loro posto nella dimensione terrestre, come succedeva eoni or sono, e così ricominciare a diffondere ripetutamente il male. Tali creature sono conosciute come Grandi Antichi e hanno nomi inquietanti come Azathoth, Dagon, Cthulhu. Lovecraft aveva un’immaginazione così fervida da erigere quello che si può definire un vero e proprio Pantheon mostruoso, formato non solo dalle sopracitate creature ma da una moltitudine di altre, innominabili, entità. Un’altra caratteristica dello scrittore americano è data dalla particolare cartina geografica che egli ha disegnato e dove immagina lo svolgersi delle terribili storie narrate nei suoi racconti. Sono cittadine oscure e maledette come Arkham, Dunwich, Innsmouth e altri luoghi poco raccomandabili come la Miskatonic University, luoghi che egli immaginò esistere nella zona del New England americano in particolare nei pressi dello stato del Massachusetts. Ma ci sono anche luoghi mitici che si trovano in universi paralleli come il deserto di Leng, la mitica città di Kadath o Inquanok. Lovecraft così creò una topografia dell’orrore originalissima e sconfinata che nei suoi racconti descrive con tale precisione come se effettivamente ci avesse messo piede. Di fronte a tali indicibili orrori, l’uomo appare semplicemente come una vittima sacrificale. Nei racconti dello scrittore i protagonisti sono inizialmente incuriositi, meglio ossessionati dai misteri dell’altro cosmo, e attraverso diversi stratagemmi, spesso legati a principi alchemici o grazie a tremendi incantesimi scritti in libri maledetti, si adoperano anima e corpo per risvegliare l’entità di turno, inconsapevoli però che per loro non c’è nessun premio in cambio ma solo pazzia e dannazione. Un aspetto fondamentale dell’opera di Lovecraft è certamente il fatto che lo scrittore aveva un rapporto molto personale con le sue storie, infatti l’orrore che Lovecraft descrive è di certo la metafora di un esistenza difficile di dolore e solitudine, dove spesso la pazzia bussava alla porta della sua mente per trovarvi rifugio. Lovecraft era pieno di paure e aveva un carattere schivo e per questo amava stare da solo. Sicuramente il fatto di vivere un infanzia difficile (perde presto i genitori e viene cresciuto dalle zie) contribuisce a sviluppare la macabra fantasia del bambino che per sfuggire alla realtà creò proprio un mondo tutto suo popolato, da quelle entità tanto fantastiche quanto pericolose che si paleseranno in modo prepotente nell’età adulta. L’orrore immaginato dallo scrittore americano è definito cosmico, percè le sue creature provengono da altri luoghi lontanissimi, dentro lo spazio profondo ma anche nelle profondità degli abissi marini. Per il solitario di Providence (così viene spesso etichettato per via del suo carattere) la realtà nella quale vive è quindi noiosa e inutile ed è molto meglio vagare tra le città immaginarie partorite dalla sua mente (come fa Randolph Carter, alter ego dello stesso Lovecraft e protagonista di uno dei racconti più lunghi, alla ricerca della mitica città di Kadath). L’opera di Lovecraft conta alcuni romanzi e molti racconti. Tra le opere fondamentali devono essere citati titoli quali Il colore venuto dallo spazio, Dagon, Il caso di Charles Dexter Ward, L’ombra su Innsmouth, Il richiamo di Cthulhu, Herbert West rianimatore (dal quale il regista “lovecraftiano” Stuart Gordon ha realizzato negli anni ottanta una serie di pellicole dal titolo di Re–animator). Ma il nome di Lovecraft da molti viene associato a una delle sue invenzioni più riuscite: il Necronomicon, un libro terrificante in grado di evocare i Demoni. Attorno a questo tomo maledetto nel tempo si è creata un’aura malefica al punto da convincere molti della sua reale esistenza. Certamente è stato sfruttato molto nel cinema (un esempio su tutti la trilogia di S.Raimi, Evil Dead), ma tutta la produzione Lovecraftiana ha echi in molte forme artistiche. Se, come detto, le pellicole ispirate ai mostri di Lovecraft sono infinite, non da meno lo sono i fumetti, la pittura e la musica: e pensare che lo stesso scrittore era deluso dalla sua opera e non pochi editori hanno avuto il coraggio di rifiutare molti dei suoi migliori racconti ma si sa, il genio, prima o poi deve emergere, e in questo caso si tratta di un genio dall’ineguagliabile visionarietà.
© Sergio Di Girolamo